SCIENZA

I serpenti a sonagli si sono evoluti per sopravvivere nel deserto

Qualcosa di strano ai serpenti è successo durante la loro evoluzione, tale da renderli capaci di bere acqua piovana dal corpo e sopravvivere nel deserto

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Gli studi scientifici evidenziano come sia successo qualcosa di strano ai serpenti a sonagli durante la loro evoluzione. Questi animali hanno dimostrato ancora una volta di possedere una straordinaria capacità di adattamento, in particolare nel deserto.

Meccanismi evolutivi: è successo qualcosa di strano ai serpenti

I serpenti a sonagli, creature caratteristiche dei deserti nordamericani, sono maestri della sopravvivenza in ambienti estremi. Una recente ricerca ha rivelato un aspetto sorprendente della loro evoluzione: la capacità di raccogliere e utilizzare la pioggia per idratarsi in un habitat dove l’acqua è una risorsa scarsa e preziosa. Questo comportamento, apparentemente semplice, nasconde complessi meccanismi di adattamento, biologici e sociali, che evidenziano quanto sia articolata la natura di questi rettili.

In un ambiente come quello del deserto, dove le precipitazioni sono rare e imprevedibili, i serpenti a sonagli hanno sviluppato una strategia unica per massimizzare ogni goccia d’acqua. Quando la pioggia inizia a cadere, questi serpenti si arrotolano formando una sorta di spirale piatta. Tale posizione consente loro di raccogliere l’acqua sulla superficie delle squame: la stessa che, in seguito, sarà bevuta direttamente dagli animali. Ma c’è di più: alcuni serpenti, inclinando il corpo, dirigono le gocce verso la bocca.

Un recente studio condotto presso un sito di ibernazione nei pressi di Steamboat Springs, Colorado, ha permesso di osservare e analizzare dettagliatamente questo comportamento. Gli scienziati, guidati dall’erpetologo Scott Boback del Dickinson College, hanno simulato episodi di pioggia utilizzando irrigatori da giardino e hanno filmato quasi un centinaio di serpenti durante l’esperimento.

Le registrazioni hanno rivelato il comportamento individuale di raccolta dell’acqua e anche dinamiche sociali inaspettate: i serpenti, infatti, non esitano a bere le gocce che si accumulano sui corpi dei loro vicini.

Tale comportamento collettivo, osservato in aggregazioni di grandi dimensioni, suggerisce che il radunarsi in gruppo non offre solo vantaggi in termini di calore e protezione dai predatori, ma anche opportunità per la condivisione dell’acqua quando piove.

Alcuni esemplari hanno mostrato una particolare ingegnosità, protendendosi da sporgenze o inclinando il corpo in modo strategico per raccogliere più acqua possibile. In casi ancora più affascinanti, i ricercatori hanno notato serpenti che sembravano canalizzare l’acqua dalla testa verso la bocca tramite meccanismi ancora poco compresi.

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Come fanno i serpenti a bere

Le capacità straordinarie dei serpenti a sonagli nello sfruttamento dell’acqua piovana sono rese possibili dalla microstruttura delle squame. Queste presentano proprietà uniche che bilanciano caratteristiche idrofobiche e idrofiliche. Le gocce di pioggia, anziché scivolare via, si accumulano e restano aderenti alla superficie del corpo squamosa, pronte per essere bevute. Si tratta di una caratteristica distingue i serpenti a sonagli da altre specie presenti nel loro stesso ambiente, come i serpenti re, le cui squame lisce non offrono la stessa funzionalità.

Le implicazioni evolutive di questa abilità sono molteplici. Da un lato, dimostrano come le pressioni ambientali abbiano plasmato comportamenti complessi e adattamenti fisici nei serpenti a sonagli. Dall’altro, mettono in luce aspetti sociali e cooperativi inaspettati in una specie spesso considerata solitaria e pericolosa.

“Le aggregazioni di serpenti che formano tappeti viventi durante l’ibernazione o la raccolta d’acqua sono fenomeni che ridefiniscono la nostra percezione di questi animali”, osserva Boback. Lo ricerca, pubblicata nel 2024 sulla rivista Current Zoology, rappresenta un importante passo avanti nella comprensione del comportamento e della biologia dei serpenti.

Gli scienziati ipotizzano che lo studio di tali adattamenti potrebbe anche ispirare soluzioni innovative in ambiti tecnologici destinati all’uomo. Materiali ispirati alle squame dei serpenti potrebbero essere sviluppati per raccogliere e immagazzinare acqua in aree aride, offrendo nuove opportunità per affrontare la crisi idrica globale.

L’immagine di serpenti a sonagli che si abbeverano dalla pioggia o dai corpi dei propri simili è lontana dagli stereotipi che li dipingono come creature solitarie e minacciose. Si tratta di un comportamento tra resilienza individuale e cooperazione sociale che invita a considerare molti rettili sotto una luce nuova, riconoscendone la complessità e il ruolo cruciale negli ecosistemi desertici. In un mondo sempre più minacciato dai cambiamenti climatici, i serpenti a sonagli rammentano che anche nei luoghi più inospitali, la natura trova modi straordinari per sopravvivere.

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