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Quanto costa cambiare gestore, la riforma AGCOM

Una delibera dell'Autorità Garante per le Comunicazioni stabilisce nuove norme per il passaggio da un gestore telefonico a un altro. Niente più costi elevati

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Fonte: Shutterstock

Quanto costa cambiare operatore? Una domanda che ci si pone spesso nel momento in cui si ha un contratto in essere con un gestore telefonico – mobile o fisso, cambia poco – o della Pay TV e si vorrebbe cambiare per sfruttare un’offerta più vantaggiosa di un altro operatore. Spesso e volentieri, infatti, vengono applicate delle penali che, nella gran parte dei casi, frenano gli utenti.

Questo, almeno, fino a novembre 2018. Nei primi giorni del mese, infatti, l’Autorità Garante per le Comunicazioni ha emesso una Delibera (la n. 487/18/CONS) con la quale fornisce delle linee guida sulle modalità di dismissione e trasferimento delle utenze nei contratti telefonici. Cosa cambia per chi decide di fare la portabilità da un gestore a un altro? Tutto, o quasi. Da un lato, l’AGCOM riduce sensibilmente i costi per il passaggio; dall’altro non ci saranno costi aggiuntivi derivanti da sconti maturati o rate per il pagamento di accessori. Ma procediamo con ordine.

Nuova delibera AGCOM, cosa cambia per chi passa a un altro gestore

Come accennato inizialmente, la nuova delibera dell’Autorità Garante stabilisce che gli utenti che vogliono cambiare operatore non saranno più costretti a pagare salatissimi costi di gestione della pratica. Una novità che avrà un suo impatto soprattutto sul mercato della telefonia fissa, ma che farà sentire i suoi effetti anche in quello della telefonia mobile. Fino a oggi (e fino a che la delibera non troverà piena attuazione da parte degli operatori telefonici), infatti, chiunque passasse da un gestore all’altro poteva pagare cifre tra i 40 e i 60 euro, mentre con l’atto regolamentare dell’AGCOM non potrà essere superiore al costo di un canone mensile (solitamente nell’ordine dei 20 o 30 euro per un contratto di telefonia fissa, tendenzialmente più basso per quella mobile). Insomma, cambiare operatore non potrà costare più di quanto pagate di canone fisso mensile.

L’altro cambio sostanziale riguarderà gli sconti di cui gli utenti godono in base a promozioni speciali e la rateizzazione del pagamento di dispositivi e accessori. Con l’applicazione della delibera, gli utenti non dovranno più restituire gli sconti goduti nel caso in cui decidano di passare ad altro operatore o di interrompere il contratto prima della scadenza del vincolo. Così, ad esempio, se si è goduto di uno sconto pari alla metà del canone per una speciale offerta (abbiamo pagato 17 euro anziché 35, tanto per fare un esempio) il gestore telefonico non potrà più chiedere la restituzione degli sconti passati (nel caso cambiassimo dopo 10 mesi non dovremmo pagare 180 euro “a saldo”). Allo stesso modo, l’utente non dovrà pagare in un’unica soluzione eventuali dispositivi inclusi nell’offerta (come modem router, smartphone, router 4G, decoder della TV satellitare e così via), ma potrà decidere di continuare il pagamento rateale, così come previsto nel contratto sottoscritto inizialmente.

Quanto si paga quando si cambia operatore

La nuova delibera AGCOM ha fissato dei paletti ben precisi per quanto riguarda i costi che gli utenti devono affrontare in caso di cambio operatore o recesso con disattivazione della linea telefonica fissa. Entro i margini di manovra concessi dalla normativa attuale, gli operatori applicano ai loro clienti dei prezzi ben precisi sia in caso di passaggio ad altro operatore che per quanto riguarda la disattivazione della linea.

Per conoscere quali sono i costi effettivi da affrontare quando si vuole cambiare operatore di telefonia fissa è, quindi, molto importante analizzare nel dettaglio le condizioni contrattuali dell’abbonamento attivato. Chi ha già un contratto attivo, può richiedere tali informazioni direttamente al servizio clienti del proprio operatore che sarà tenuto a fornire questi dettagli all’utente. Con una rapida chiamata all’assistenza clienti, quindi, si potranno scoprire, nel dettaglio, i costi di cambio operatore. 

Il cliente deve prestare la massima attenzione e verificare che i costi fissati dall’operatore rispettino la più recente delibera AGCOM in materia. Per la valutazione sul costo complessivo di cambio operatore ci sono da considerare anche i costi dei vari pagamenti rateali abbinati all’abbonamento (contributo di attivazione ed eventuali dispositivi acquistati a rate). Il cliente ha la possibilità di continuare il pagamento rateale anche in caso di cambio operatore. Come sottolineato in precedenza, le condizioni contrattuali di un abbonamento di telefonia fissa dipendono dall’operatore e dal canone mensile. La situazione attuale è molto chiara e i vari provider si sono adeguati, in modo più o meno rapido, alle decisioni dell’AGCOM andando a modificare i costi di disattivazione che l’utente deve affrontare in caso di cambio operatore o cessazione della linea.

Ad esempio, chi attiva oggi una nuova offerta con Fastweb pagherà come costo di disattivazione un totale di 29,95 Euro, cifra pari al canone mensile dell’offerta Fastweb Casa. Chi attiva un’offerta TIM Fibra, invece, pagherà 30 Euro in caso di disattivazione della linea oppure 5 Euro in caso di passaggio ad altro operatore. Con Vodafone, invece, è previsto un costo di 28 Euro sia in caso di disattivazione che di passaggio ad altro operatore. Chi ha un abbonamento con Tiscali, a prescindere dall’offerta attivata, dovrà corrispondere un importo pari ad una mensilità sia in caso di passaggio ad altro operatore che di cessazione completa della linea. 

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