SCIENZA

I piani della Nasa per portare pezzi di Marte sulla Terra

Due piani differenti per portare rocce da Marte sulla Terra: la Nasa studia il modo migliore per avviare una rivoluzione scientifica

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Uno dei progetti più interessanti che vede impegnata la Nasa è senza dubbio inerente le rocce di Marte. Il pianeta rosso rappresenta una prospettiva futura molto intrigante per il nostro avanzamento scientifico e l’agenzia spaziale americana ha annunciato alcune novità. Il tutto è relativo al programma Mars Sample Return Program che, come si può immaginare, ruota intorno al trasporto di alcuni campioni di rocce e sedimenti dal pianeta rosso sul nostro. Il prossimo anno e mezzo sarà sfruttato per studiare due differenti approcci potenziali. Da una parte saranno messe alla prova tecnologie di precedenti missioni marziane. Dall’altra, invece, si testeranno nuovi veicoli e iniziative commerciali.

Rocce da Marte

Bill Nelson è l’amministratore della Nasa e ha spiegato come l’agenzia stia lavorando per portare questi campioni sulla Terra, al netto di un risparmio su costi e tempi rispetto a operazioni simili passate. Il tutto attraverso il perseguimento di due strade.

Si tratta di una missione cruciale, che promette di trasformare i paradigmi di studio del pianeta rosso e, al tempo stesso, del nostro universo: “In ultima analisi, di noi stessi”. Allo stato attuale i rover, come il famoso Perseverance, stanno fronteggiando l’ambiente duro di Marte per riuscire a raccogliere campioni scientifici che promettono d’essere rivoluzionari per noi. Un passo cruciale per la nostra storia, per quanto passi in secondo piano rispetto alle problematiche che la Terra fronteggia su base quotidiana, anche sotto l’aspetto del clima.

Il Mars Sample Return Program consentirà di comprendere la storia geologica di Marte, così come l’evoluzione del suo clima. Lo sguardo sarà rivolto soprattutto al passato. Si ritiene infatti che il pianeta possa aver ospitato la vita. Tutto ciò getterà luce anche sul Sistema Solare primordiale e, dunque, sulla nostra storia.

I due metodi

La principale differenza che vige tra i due differenti approcci alla missione risiede nel modo in cui far atterrare il lander su Marte. Questo andrebbe a prelevare i campioni da Perseverance, lanciandoli in orbita con un razzo, il Mars Ascent Vehicle (Mav). A quel punto i campioni verrebbero raccolti da un veicolo spaziale, l’Earth Return Orbiter, di fattura europea, che li ripoterebbe sulla Terra.

La prima opzione prevede una spesa tra i 6,6 e i 7,7 miliardi di dollari. La tecnologia sfruttata sarebbe quella “sky crane”, usata già per l’atterraggio dei rover Perseverance e Curiosity. La seconda opzione, invece, costerebbe tra i 4,8 e i 7,1 miliardi di dollari, sfruttando un lander pesante, garantito da partner commerciali.

Per comprendere la complessità del problema, si pensi come nel 2020 il costo stimato dell’operazione era di circa 3 miliardi di dollari. Ci si è però scontrati con l’impossibilità di procedere, al netto delle soluzioni proposte al tempo. Le nuove sfide hanno portato a una nuova stima: 11 miliardi di dollari complessivi, stando ad aprile 2024. Il tutto al netto di una missione completata non prima del 2040, vent’anni dopo il lancio del rover su Marte.

Per questo si è aperti a soluzioni alternative, con due centri Nasa (JPL e Johns Hopkins Applied) e diverse aziende private al lavoro per rinnovare l’architettura MSR e proporre uno scenario che riduca costi, tempi e rischi.

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