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SCIENZA

La Nasa punta ad analizzare dei campioni marziani che arriveranno sulla Terra

Trovare segni di antica attività microbica nei campioni e nell'aria che li circonda: questo è l'obiettivo che sta cercando di conseguire la NASA, puntando ad analizzare nuovi reperti provenienti da Marte

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NASA, campioni marziani Fonte foto: NASA

Diciamolo pure, i misteri del Pianeta Rosso sono ancora moltissimi, nonostante gli enormi progressi fatti dalla comunità scientifica. A fronte della raccolta di tantissimi dati e della certosina analisi svolta dagli scienziati che si occupano attivamente di monitorare Marte, ci sono ancora molti quesiti a cui è necessario trovare delle risposte. Risposte che potrebbero arrivare nei prossimi anni, grazie a una missione di recupero di campioni marziani.

Ebbene sì, perché da qualche tempo la NASA (in collaborazione con l’ESA) si sta impegnando nella campagna Mars Sample Return. Annunciata il 15 aprile 2024, questa campagna multi-missione ha l’ambizioso obiettivo di portare campioni accuratamente selezionati sulla Terra. La cosa più interessante è che gli scienziati non provano solo curiosità nell’analisi dei campioni rocciosi che arriveranno sul nostro pianeta, ma anche su ciò che le circonda: l’aria.

Il piano per Mars Sample Return

Mars Sample Return è, per il momento, una missione in fase di assemblaggio e test. Come è possibile leggere nei primi studi di progettazione, l’obiettivo è quello di sviluppare strumenti all’avanguardia che sfruttino le più recenti tecnologie e innovazioni per portare sulla Terra i campioni raccolti dal rover Perseverance nel corso degli anni.

Fra questi strumenti in via di progettazione è prevista chiaramente la costruzione di un lander (attualmente denominato Sample Retrieval Lander), che andrebbe ad atterrare nei pressi del Cratere Jezero, proprio vicino al sito in cui è atterrato il rover spaziale. Il punto di atterraggio non è casuale: Jezero è uno dei luoghi più emblematici del Pianeta Rosso, per via delle molte informazioni che è riuscito a restituire sulla presenza di acqua su Marte.

I campioni che il lander riporterà indietro, dunque, potrebbero essere fondamentali per rintracciare antiche tracce di vita microbica legati a sedimenti appartenenti a fondali lacustri o costieri. Eppure, come abbiamo già accennato (e come si può leggere sul sito web della NASA), a intrigare particolarmente gli scienziati è l’aria che sarà contenuta nelle provette in arrivo.

L’importanza dell’aria marziana

Ebbene sì, secondo gli scienziati dall’agenzia spaziale americana ogni volta che il rover Perseverance sigilla nei suoi tubi in titanio dei reperti rocciosi, sigilla anche parte dell’atmosfera marziana, che potrebbe dir loro molto più di quanto si sia mai pensato. Attualmente, Perserverance sembrerebbe aver collezionato ben ventiquattro provette, la maggior parte delle quali contenenti nuclei di roccia, regolite (rocce rotte e polvere) e… aria, naturalmente.

E per ora è questa la parte più interessante, appunto, perché l’aria di Marte è composta principalmente da anidride carbonica ma potrebbe includere anche tracce di altri gas. Gas che, a loro volta, potrebbero essere stati presenti sin dalla formazione del pianeta: «I campioni d’aria provenienti da Marte – ha affermato Brandi Carrier, scienziato planetario presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA – potrebbero nascondere rivelazioni che riguardano non solo il clima e l’atmosfera attuali, ma anche le loro evoluzioni nel tempo».

Lo spazio di testa

A quanto pare, tra l’altro, tra i campioni raccolti da Perseverance ci sarebbe una provetta in titanio riempita esclusivamente con aria e gas presenti sulla superficie marziana. Secondo gli scienziati, però, l’aria più interessante è quella che si trova nella zona sovrastante i campioni di roccia, che verranno analizzati con la tecnica dello spazio di testa.

Per chi non lo sapesse, lo spazio di testa è appunto una tecnica sviluppata per indagare in modo approfondito i composti odorosi e volatili presenti nell’aria che circonda diversi oggetti chiusi in un contenitore sigillato. Nel caso dei campioni marziani sarà fondamentale, perché il gas interagisce con il materiale roccioso all’interno dei tubi per anni prima che i campioni possano essere aperti e analizzati nei laboratori sulla Terra.

Ciò significa che, ipoteticamente, gli scienziati potrebbero riuscire a ricavare da loro informazioni cruciali per comprendere, tra le altre cose, quanto vapore acqueo aleggia vicino alla superficie marziana, fattore che determina la formazione del ghiaccio sul pianeta e che potrebbe farci comprendere come il ciclo dell’acqua di Marte si è evoluto nel tempo.

Analisi e domande sull’atmosfera

Non solo: sfruttando lo spazio di testa, gli scienziati della NASA vorrebbero anche riuscire a rilevare eventuali gas nobili (come neon, argon e xeno). Questi gas sono poco reattivi, per cui potrebbero essere rimasti immutati sin da quando si sono formati, miliardi di anni fa.

Se catturati, quei gas potrebbero rivelare se Marte inizialmente aveva un’atmosfera più o meno densa e se fosse paragonabile a quella della Terra primordiale. Infine, lo spazio di testa fornirebbe inoltre la possibilità di valutare la dimensione e la tossicità delle particelle di polvere, informazioni che aiuteranno i futuri astronauti su Marte.

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