SCIENZA

Scoperta in Arabia un'antica città fortificata dell’Età del Bronzo, al-Natah emerge dal deserto

Un'antichissima città fortificata è rimasta nascosta nel deserto dell'Arabia per 4.000 anni: una scoperta eccezionale.

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È rimasta nascosta nell’oasi di Khaybar per 4.000 anni ma oggi, finalmente, è tornata alla luce. La scoperta nel deserto dell’Arabia Saudita rivela molto della vita dell’epoca, una città fortificata che è testimonianza di come l’esistenza della popolazione locale stesse cambiando da una vita nomade a quella urbana. A parlarne è un nuovo studio a opera dell’archeologo francese Guillaume Charloux.

La scoperta di al-Natah

La ricerca dal titolo A Bronze Age town in the Khaybar walled oasis: Debating early urbanization in Northwestern Arabia è stata pubblicata a fine ottobre su Plos One e porta la firma di Guillaume Charloux, alla guida di un team di archeologi impegnati nel Khaybar Longue Durée Archaeological Project.

“La recente esplorazione dell’oasi di Khaybar (…) ha portato alla scoperta di un eccezionale sito fortificato dell’Età del Bronzo chiamato al-Natah – si legge nell’abstract -. Per la prima volta nell’Arabia nordoccidentale, le caratteristiche di un insediamento del terzo/secondo millennio a.C. possono essere valutate su una vasta area”.

Già all’inizio del 2024 era stato scoperto un antico muro lungo 14,5 km ma dall’ultima indagine archeologica sono emersi nuovi interessanti elementi in questo prezioso sito che è l’oasi di Khaybar: abbiamo “la prova che queste fortificazioni sono organizzate attorno a un habitat”, ha spiegato Charloux. Sappiamo che la città in questione è stata costruita intorno al 2400 – 2000 a.C., che è stata abitata almeno fino al 1500-1300 a.C. e, infine, abbandonata anche se “nessuno sa perché”. Come emerge dallo studio, al-Natah era “suddivisa funzionalmente in un’area residenziale, una probabile zona decisionale e una necropoli”, con “abitazioni nucleate (…) costruite seguendo un piano standard” e “collegate da piccole strade”.

Il prezioso sito di Khaybar

Prima di 15 anni fa, era opinione comune che l’Arabia nordoccidentale nel corso dell’Età del Bronzo fosse un arido deserto attraversato unicamente da comunità di pastori nomadi e disseminato di luoghi di sepoltura. Tutto è cambiato quando gli archeologi hanno scoperto delle mura risalenti a quell’epoca nell’oasi di Tayma, che si trova a nord di Khaybar.

Charloux ha spiegato che questa prima scoperta ha spinto gli archeologi a studiare in modo più approfondito queste oasi, ritenendo possibile che vi fossero altre tracce nascoste. E, in effetti, così è stato.

Osservando l’oasi di Khaybar dall’alto hanno rilevato potenziali percorsi, quindi una rete di strade, e resti associabili alle fondamenta di edifici. È lì che hanno cominciato a scavare, trovando di fatto fondamenta “abbastanza solide da sostenere facilmente almeno case con uno o due piani”, ha detto Charloux. In definitiva, al-Natah era una città fortificata su una collina circondata da alte mura con all’interno circa 50 abitazioni, inclusa una necropoli in cui sono state ritrovate armi metalliche e pietre preziose come l’agata, oltre a ceramiche elaborate. È la visibile testimonianza di una società relativamente avanzata in un’epoca molto lontana.

Il processo di “urbanesimo lento”

“In confronto con i centri oasi limitrofi – spiega lo studio -, suggeriamo che l’Arabia nordoccidentale durante l’Età del Bronzo, ampiamente dominata da gruppi nomadi pastorali e già integrata in reti commerciali a lunga distanza, fosse costellata di oasi monumentali murate interconnesse, incentrate su piccole città fortificate. E in confronto con la situazione contemporanea nel Levante meridionale, immaginiamo anche che la documentazione archeologica testimoni una ‘bassa urbanizzazione’ (o ‘urbanesimo lento’), indigena dell’Arabia settentrionale, che evidenzia una complessità sociale debole ma crescente durante l’età del bronzo antico e medio”.

Dunque la scoperta, che si aggiunge alle precedenti, sono una testimonianza importante di quel processo che ha portato alla transizione dalla vita nomade a quella sedentaria. Città che erano centri abitati ma anche poli commerciali, punti di scambio per merci come spezie, incenso e mirra che potrebbero aver gettato le basi per la cosiddetta “via dell’incenso” tra Arabia meridionale e Mediterraneo.

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