SCIENZA

Gli studi scientifici al Polo Nord sono a rischio: cosa c'entra la guerra

I ricercatori del Polo Nord hanno di fatto le mani legate dopo le sanzioni inflitte alla Russia per la guerra in Ucraina: il futuro non è roseo

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Fonte: 123RF

Non è la prima volta che viene lanciato un allarme che si riferisce al Polo Nord, ma non era mai stato mai preso in considerazione il fattore geopolitico per parlare del futuro artico. Da due mesi la guerra in Ucraina occupa in maniera prepotente e preoccupante le cronache mondiali e ci sono delle conseguenze che possono sembrare minori ma che non vanno sottovalutate.

Il cambiamento climatico sta stravolgendo questa zona del mondo, come testimoniato dall’aumento incontrollato dei fulmini negli ultimi anni. Inoltre, bisogna considerare che gran parte degli studi scientifici che si svolgono da queste parti sono gestiti dalla Russia. Mosca controlla la metà delle coste artiche da questo punto di vista, peccato che la guerra abbia scombinato tutto.

In particolare, le sanzioni inflitte alla Russia proprio in seguito al conflitto bellico hanno di fatto interrotto le collaborazioni internazionali con quegli studiosi che fanno parte delle istituzioni governative del paese dell’Est Europa. Un primo “assaggio” di quanto sta avvenendo al Polo Nord lo si è avuto in occasione del summit di osservazione artica che si è svolto in questo 2022 in Norvegia, per la precisione a Tromsø. L’appuntamento si tiene ogni due anni e coinvolge esperti artici che si confrontano per capire come migliorare le condizioni del Polo Nord e affrontare il cambiamento climatico. Per la prima volta dalla fine della Guerra Fredda non era presente nemmeno un ricercatore di nazionalità russa.

Attività bloccate

Come se non bastasse, le ricerche portate avanti in Siberia e in Alaska sono state bloccate all’improvviso, con tutte le conseguenze del caso. Si sta parlando della zona di confine tra gli Stati Uniti e la Russia, un luogo in cui scienziati russi e americani sono abituati da tempo a cooperare per monitorare il comportamento di foche, balene e orsi polari. Non è nemmeno una magra consolazione il fatto che i ghiacci del Polo Sud abbiano raggiunto il livello più basso dagli anni Settanta. Non esiste il mal comune e il mezzo gaudio in questi casi, il Polo Nord non se la passa proprio bene.

Lavoro andato in fumo

La guerra in Ucraina e le conseguenti sanzioni alla Russia sono andate a sospendere un altro lavoro internazionale molto promettente. Gli esperti erano infatti impegnati nell’analizzare la fioritura di alcune alghe, un evento che si è ampliato a causa del cambiamento climatico. Si era molto vicini ai risultati finali, peccato che l’interruzione della cooperazione abbia posto un freno imprevisto. Come sottolineato dagli esperti della materia, decenni e decenni di lavoro sul Polo Nord sono praticamente andati in fumo e sarà difficile ritornare a quanto raggiunto fino ad ora.

Sempre in Alaska, c’è un altro team di ricerca che non ha potuto proseguire la sua attività. Russi, canadesi e americani stavano studiando con grande attenzione i salmoni del golfo dello Stato a stelle e strisce, provando a intuire quale fosse il loro habitat. Neanche in questo caso è stato possibile procedere oltre e ci si è dovuti adattare al decorso geopolitico ucraino. Il Polo Nord avrà avuto anche la “colpa” recentemente di aver stravolto le indicazioni degli smartphone, ma non è un buon motivo per lasciarlo andare alla deriva.

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