SCIENZA

Tonga, tre incredibili conseguenze dell'eruzione del vulcano

Le onde gravitazionali, il boom sonico e la petroliera in Perù per capire la portata dell'eruzione a Tonga che ha avuto conseguenze incredibili

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Fonte: IPA

Lo sappiamo, l’eruzione del vulcano sottomarino Hunga Tonga Hunga Ha’apai, vicino alle isole Tonga nell’Oceano Pacifico, è stata incredibilmente distruttiva. Abbiamo visto le prime foto e i primi video dall’arcipelago dopo che per giorni le comunicazioni sono state impossibili, e sappiamo che ha avuto la portata di 500 bombe atomiche insieme.

Ma è anche un posto lontano da noi, e spesso ci risulta difficile comprendere e contestualizzare eventi di una portata così enorme. Con queste tre conseguenze dell’eruzione e della conseguente esplosione del vulcano sarà più facile capire l’effettiva portata dell’evento.

Le onde gravitazionali atmosferiche

Un’eruzione di questa magnitudine avviene una volta ogni mille anni. Va da sé che quindi abbia delle conseguenze davvero importanti. Una di queste è riguarda le onde gravitazionali: l’eruzione potrebbe aver infatti prodotto una serie di onde gravitazionali atmosferiche. Un team di scienziati sta lavorando per capire come queste onde possano influenzare la “fetta” di spazio intorno alla Terra.

Ma cosa sono queste onde gravitazionali? L’atmosfera è una struttura molto complessa, con strati distinti. Le sue propaggini superiori si estendono ben al di sopra della linea di Karman, il punto ufficiale a 100 km sul livello del mare in cui ufficialmente inizia lo spazio. Per cui, parte della nostra atmosfera è nello spazio. Questi strati atmosferici sono pieni di onde che viaggiano ovunque e che sono prodotte da una grande varietà di eventi: tempeste geomagnetiche che arrivano vicino alla Terra dopo un’esplosione solare, ma anche terremoti, eruzioni, temporali e l’innocua alba.

L’eruzione di Hunga Tonga Hunga Ha’apai potrebbe aver prodotto delle onde gravitazionali che sono arrivate fino alla ionosfera, la parte più esterna dell’atmosfera terrestre, che si estende tra i 65 e i mille chilometri sul livello del mare.

Il boom sonico

Una seconda conseguenza è il boom sonico che è stato percepito a migliaia di chilometri di distanza da Tonga. Si chiama anche bang supersonico, ed è il suono generato dalle onde d’urto create da un oggetto che si muove in un fluido a una velocità superiore a quella del suono. Il classico esempio è il boom sonico prodotto da uno degli aerei di ultima generazione – progetto che coinvolge anche l’Italia, tra l’altro.

Il suono si può sentire quando un aereo supera la velocità del suono sopra le nostre teste, o comunque relativamente vicino a noi. Ecco, il boom sonico prodotto dall’eruzione si è sentito anche in Alaska, a 10mila chilometri dal vulcano. Ma ci sono tantissime testimonianze da tutto il mondo: dagli stati americani Minnesota e Montana, fino alle isole più vicine all’arcipelago Tonga, come Australia e Nuova Zelanda, che sono comunque a duemila chilometri di distanza.

L’onda d’urto stessa è stata rilevata anche dai sismografi del Regno Unito, a 16mila chilometri di distanza dall’arcipelago polinesiano.

La petroliera in Perù

Questo è il classico “effetto farfalla”, una teoria secondo cui una farfalla batte le ali e di conseguenza dall’altra parte del mondo si crea un tornado: piccole variazioni nelle condizioni iniziali producono grandi variazioni del sistema. E immaginate quando le condizioni iniziali subiscono grandi variazioni, come un’eruzione che avviene una volta ogni mille anni.

Dopo l’eruzione infatti, una petroliera italiana ancorata nella raffineria del porto di La Pampilla di Callao, in Perù, ha rovesciato in mare parte del suo carico. La colpa sarebbe un’enorme onda nata dallo tsunami innescato dall’eruzione di Tonga.

La petroliera si è piegata sotto l’urto, i tubi di scarico si sono tranciati e 6mila barili di greggio sono finiti in mare. Secondo il governo peruviano, si tratta del peggior disastro ecologico del Paese negli ultimi anni.

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