SCIENZA

Tsunami, gli Stati Uniti si preparano all'inevitabile: la previsione

Nove gradi Richter e onde alte 30 metri spazzeranno via le città costiere in un quarto d'ora: come gli USA si preparano all'inevitabile tsunami sulla costa ovest

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Tra gli eventi più distruttivi e catastrofici del mondo, gli tsunami sono onde incredibilmente alte generate da terremoti o eruzioni sottomarine – come quella del vulcano Hunga Tonga Hunga Ha’apai. Non vanno confusi con le onde anomale, che sono generate da interazioni tra acqua e vento – e che abbiamo imparato a prevedere.

Ci sono alcune zone del mondo più soggette a questi fenomeni: il Giappone, dove ricordiamo il maremoto del marzo 2011 in cui morirono 15mila persone e furono danneggiate le centrali di Fukushima. Poi tutto il sud-est asiatico: il 26 dicembre 2004 uno tsunami uccise 230mila persone.

C’è invece una zona del mondo che si prepara al grande terremoto che inevitabilmente avverrà, e al conseguente maremoto: la costa pacifica degli Stati Uniti.

L’inevitabile tsunami

È diventato parte dell’immaginario comune, e le persone del posto gli hanno anche dato un nome “The Big One”, “quello grosso”: è IL terremoto che prima o poi, inevitabilmente, scuoterà la costa ovest degli Stati Uniti con una magnitudine di almeno 10 gradi Richter. Di conseguenza, ci saranno tsunami alti 30 metri che spazzeranno via intere città costiere.

Il terremoto avverrà sulla faglia di Cascadia, una frattura della crosta terrestre lunga 960 chilometri al largo della costa nord-ovest dell’Oceano Pacifico, da Vancouver alla California. Lì la placca di Juan de Fuca si sta spingendo sotto la placca nordamericana, generando un’enorme quantità di energia che prima o poi dovrà essere liberata.

Le probabilità che accada nei prossimi 50 anni, secondo gli scienziati, sono di una su nove. L’ultimo terremoti di grado 9 avvenuto sulla faglia è del 1700. Sempre secondo gli scienziati, terremoti così forti in quella zona avvengono una volta ogni 430 anni. Ne sono passati 322 dall’ultimo.

Le città costiere degli stati di Washington, Oregon e California settentrionale si troverebbero sotto 3 metri d’acqua in un quarto d’ora: la faglia è infatti distante solo 100 chilometri dalla costa. Anche allontanarsi in macchina sarebbe difficile: gli scienziati prevedono che le strade saranno distrutte e affondate, o coperte da detriti. La subduzione prevista farebbe sprofondare bruscamente l’intera area fino a due metri sotto terra.

Prepararsi allo tsunami

Nonostante gli scienziati avvisino da anni della pericolosità – e dell’inevitabilità – di un simile evento, lungo la costa non ci sono scogliere (naturali o artificiali) o strutture rialzate su cui potersi arrampicare per mettersi in salvo: questo porterebbe a un bilancio delle vittime enorme. Nello stato di Washington, 70mila persone sarebbero nella zona investita dallo tsunami, e 32mila di loro non avrebbero un posto rialzato vicino dove fuggire entro 15 minuti.

I rappresentanti di molte città costiere stanno facendo pressione sulle amministrazioni statali, chiedendo una rete di edifici sopraelevati e piattaforme lungo la costa, che potrebbero fornire una via di fuga per migliaia di persone. I funzionari dello stato di Washington hanno stimato che servirebbero 58 strutture di evacuazione verticale lungo la costa, ma in tutta la costa nord-occidentale ne sono state costruite solo due, una all’Università statale di Newport, in Oregon, e una in una scuola elementare di Washington.

Alcune scuole hanno dei piani di fuga che consistono nel portare gli studenti nei sottotetti, che però non sono stati progettati come posto sicuro in caso di tsunami.

Nelle città costiere esistono cartelli e indicazioni di percorsi da seguire per mettersi in salvo, ma questo non basta. A Long Beach l’amministrazione locale aveva pensato di costruire una collina artificiale, ma sarebbe stata troppo fragile: le persone dovranno anche essere istruite sui percorsi da seguire e sui luoghi da raggiungere in caso di tsunami e durante un terremoto.

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