Un terremoto gigantesco potrebbe davvero far sprofondare alcune zone del Pacifico?
Un forte terremoto presso la zona di subduzione della Cascadia sembrerebbe un evento catastrofico annunciato: quali potrebbero essere le sue conseguenze?

Nel cuore del Pacifico nord-occidentale, tra le frastagliate coste dell’Oregon, della California settentrionale e dello Stato di Washington, si cela una minaccia geologica che da anni alimenta ipotesi inquietanti: un terremoto nella zona di subduzione della Cascadia potrebbe scuotere violentemente la regione e far sprofondare intere porzioni di costa. A preoccupare scienziati e cittadini non è solo la potenza distruttiva del sisma, ma l’effetto combinato di subsidenza del terreno e innalzamento del livello del mare. Uno scenario che, secondo le ultime ricerche, potrebbe trasformare radicalmente il paesaggio e moltiplicare le aree a rischio inondazione.
Terremoto Cascadia: una minaccia geologica silenziosa
La zona di subduzione della Cascadia è un’enorme faglia sottomarina lunga circa 1.000 chilometri dove le placche tettoniche oceaniche scivolano sotto quella nordamericana. È una zona geologicamente attiva ma apparentemente silenziosa: da oltre 300 anni non si verificano forti terremoti, ma la storia geologica della regione racconta una realtà diversa. Almeno undici potenti sismi, di magnitudo superiore a 8, hanno colpito l’area negli ultimi 7.000 anni. L’ultimo, risalente al 1700, fece abbassare il suolo costiero fino a due metri in pochi istanti.
Questo abbassamento, o subsidenza, è il fenomeno che rende plausibile l’ipotesi di uno sprofondamento del Pacifico nord-occidentale. Se un nuovo terremoto colpisse oggi, potrebbe far crollare la linea costiera sotto il livello del mare, aggravando gli effetti dell’innalzamento delle acque già in corso a causa del cambiamento climatico.
Sprofondamento costa Pacifico: possibilità reale o mito?
Un recente studio pubblicato sulla rivista PNAS ha simulato scenari in cui un terremoto di grande magnitudo colpisce l’area, con abbassamenti del suolo tra 50 centimetri e 2 metri. L’analisi ha messo in evidenza come, già oggi, un simile evento aumenterebbe significativamente l’estensione delle aree soggette a inondazioni costiere, portando a triplicare le superfici a rischio nelle zone degli estuari.
Il quadro peggiora se si proietta la situazione nel futuro: entro il 2100, il livello del mare nel Pacifico nord-occidentale potrebbe salire fino a 90 centimetri, superando il naturale sollevamento tettonico della costa. Un evento sismico simile, in quel contesto, farebbe aumentare l’area a rischio di almeno 375 chilometri quadrati.
Le città costiere come Seaside e Gearhart, in Oregon, o la contea di Grays Harbor nello Stato di Washington si troverebbero improvvisamente molto più vulnerabili, con intere infrastrutture esposte a rischio tsunami e a frequenti allagamenti.
Rischio tsunami Pacifico: qual è il pericolo più immediato?
Nell’eventualità di un terremoto di magnitudo 8 o superiore, il primo pericolo non sarebbe lo sprofondamento della costa, ma il possibile tsunami generato. Onde alte più di 9 metri potrebbero abbattersi sulle coste in pochi minuti, lasciando dietro di sé distruzione. Ma il vero problema, che emerge dopo il ritiro delle acque, è la nuova conformazione del territorio: un litorale abbassato, più esposto alle mareggiate, alle tempeste e a inondazioni regolari.
Il paragone con i disastri di Sumatra 2004 e Giappone 2011 è tutt’altro che forzato: in entrambi i casi, oltre allo tsunami, si verificarono crolli improvvisi del suolo che modificarono per sempre la geografia locale.
Terremoto e inondazione: una doppia minaccia per il futuro
Se l’ipotesi che Seattle possa sprofondare come Atlantide resta più suggestiva che probabile, le conseguenze di un forte terremoto nella zona della Cascadia, unite all’innalzamento del livello del mare, sono tutt’altro che fantasiose. Gli esperti avvertono: occorre pianificare con attenzione lo sviluppo urbano e infrastrutturale, evitando la costruzione di centrali elettriche o impianti critici in aree che potrebbero presto finire sott’acqua. Le politiche di adattamento climatico e prevenzione sismica devono tener conto di questa pericolosa convergenza di fattori naturali.
In definitiva, la vera domanda non è se il Pacifico nord-occidentale sprofonderà, ma quanto preparati saremo ad affrontare terremoto gigantesco che, prima o poi, secondo la geologia si verificherà.