Perché l'alpinismo è a rischio e cosa c'entra la crisi climatica
Con il cambiamento climatico la montagna cambia faccia e chi vuole scalarla non ha più riferimenti certi: evidente il legame tra alpinismo e crisi climatica, cosa rischiamo?
Negli ultimi anni, il cambiamento climatico ha iniziato a lasciare il segno anche sulle pareti delle montagne: crisi climatica e alpinismo oggi sono legati a doppio filo. Il ritiro dei ghiacciai, lo scioglimento del permafrost e l’aumento delle temperature in alta quota stanno rivoluzionando le regole della montagna, rendendo le scalate più difficili e più pericolose. Quali sono le trasformazioni in atto? Occorre comprendere perché l’alpinismo è diventato più rischioso e come affrontare le nuove sfide della montagna che cambia.
Ghiacciai che arretrano, crepacci che si aprono: una montagna in evoluzione
Uno degli effetti più visibili della crisi climatica in montagna è il ritiro rapido dei ghiacciai. Giganti bianchi che un tempo modellavano paesaggi e itinerari alpini oggi si stanno riducendo a un ritmo accelerato. Questo fenomeno porta alla formazione di crepacci scoperti, instabilità dei pendii e cambiamenti improvvisi nel terreno.
Gli alpinisti che si avventurano su vecchie vie glaciali si trovano spesso davanti a scenari totalmente diversi da quelli descritti nelle guide: dove prima c’era ghiaccio, ora ci sono placche di roccia instabile. Il risultato? Una maggiore difficoltà tecnica e una nuova tipologia di rischio.
Il permafrost si scioglie e le montagne si sgretolano
Un altro fattore chiave è lo scioglimento del permafrost, lo strato di suolo perennemente ghiacciato che agisce come un “collante” naturale per le rocce. Con l’aumento delle temperature in quota, questo strato perde la sua funzione strutturale e le montagne iniziano letteralmente a sgretolarsi.
Le frane in alta quota stanno diventando eventi sempre più comuni. In alcune valli alpine, come la Val Ferret, la situazione è attentamente monitorata perché il rischio che si verifichino eventi estremi quali crolli o smottamenti è in crescita. Il caso del villaggio svizzero di Blatten, colpito recentemente da una frana glaciale, è solo uno degli esempi più drammatici di questa nuova normalità.
L’alpinismo moderno tra nuove sfide e maggiore preparazione
Alla luce di questi cambiamenti, il modo di praticare l’alpinismo sta evolvendo. Non solo per una questione tecnica, ma anche culturale: si richiede una consapevolezza diversa e una preparazione molto più accurata. Le guide alpine e le associazioni come il Club Alpino Italiano (CAI) raccomandano prudenza e conoscenze aggiornate.
I corsi di formazione alpinistica sono diventati strumenti fondamentali per affrontare in sicurezza itinerari che non sono più prevedibili come un tempo. Oggi, chi sale in quota deve essere pronto ad affrontare percorsi dove la neve sparisce rapidamente, i ponti di ghiaccio si sciolgono in pochi giorni e la stabilità della roccia può variare da un’ora all’altra.
Sicurezza e monitoraggio: il futuro passa dai dati
Per ridurre i rischi legati al cambiamento climatico in montagna, il CAI, insieme al CNR, ha avviato una rete di rifugi sentinella del clima, dotati di centraline meteorologiche che raccolgono dati su temperatura, umidità e vento. Queste informazioni sono preziose non solo per la sicurezza degli alpinisti, ma anche per lo studio scientifico dell’ambiente alpino.
Inoltre, il ritiro dei ghiacciai ha permesso il ritrovamento di oggetti e manufatti storici appartenuti ad alpinisti del passato, riemersi dal ghiaccio. Si tratta di testimonianze che raccontano la storia dell’alpinismo nelle Alpi italiane e che oggi diventano anche strumenti per ricostruire il passato climatico della regione.
Turismo e consapevolezza: come cambia il rapporto con la montagna
Oggi, l’alpinismo e il turismo di montagna si trovano davanti a un bivio. Da un lato, cresce la percentuale di appassionati che cercano esperienze in quota, ma dall’altro aumenta anche il numero di chi si improvvisa, sottovalutando i pericoli. I sindaci di molti comuni alpini stranieri hanno introdotto multe e regolamenti severi per proteggere i visitatori. In Italia, una maggiore educazione alla sicurezza in alta quota è ancora necessaria.
La montagna non è un parco giochi, e la frequentazione consapevole è oggi più che mai una responsabilità condivisa. La crisi climatica non è solo un problema futuro: sta già cambiando le nostre vette. E chi ama l’alpinismo deve imparare a conoscerle di nuovo.