Dai ghiacciai sciolti emerge un bottino di guerra, l'eccezionale ritrovamento in Italia
Ritrovato un bottino di guerra sulla Marmolada, tra artiglieria e utensili usati dai soldati della Prima guerra mondiale. La scoperta è stata possibile per lo scioglimento dei ghiacci
Con il progressivo scioglimento dei ghiacciai, legato all’aumento delle temperature globali, stanno emergendo reperti che raccontano storie del passato, talvolta dimenticate.
Proprio com’è successo quando è stato ritrovato un bottino di guerra in Italia, a causa del ritirarsi della Marmolada.
Il bottino di guerra ritrovato sulla Marmolada
Ogni anno, con il ritirarsi del manto nevoso, si svelano oggetti che un tempo erano sepolti sotto metri di ghiaccio. Questi oggetti, spesso considerati semplici rifiuti, in realtà si rivelano spesso testimonianze del passato: scatolette arrugginite, stoviglie, utensili, perfino munizioni.
È così che tra i ritrovamenti più interessanti degli ultimi tempi figurano alcuni resti lasciati dai soldati della Prima guerra mondiale, quando le montagne furono teatro di battaglie estenuanti. I ghiacciai, custodi silenziosi, hanno conservato intatti numerosi dei loro effetti personali, che ora riaffiorano come testimoni inaspettati della storia.
Il fenomeno del ritiro glaciale e della fusione dei ghiacci è particolarmente evidente sulle Alpi italiane. Qui, gruppi di volontari, come il team della campagna Carovana dei Ghiacciai di Legambiente, si dedicano alla pulizia di queste zone di alta quota, recuperando centinaia di rifiuti di epoche diverse. Solo nel 2024, lungo il sentiero che conduce al ghiacciaio della Marmolada, sono stati raccolti circa 400 rifiuti. Tra questi, numerosi risalenti al periodo della Grande Guerra, ma anche altri molto più recenti, a testimonianza di un problema che non riguarda solo il passato.
Tuttavia, alcuni degli oggetti ritrovati, per quanto piccoli e apparentemente insignificanti, raccontano storie di sofferenza e adattamento: dunque, non possono essere considerati semplice spazzatura.
È il caso delle posate di un soldato, lasciate probabilmente durante una pausa tra una battaglia e l’altra, o delle scatolette di latta arrugginite che contenevano pasti essenziali per sopravvivere in condizioni climatiche estreme.
Purtroppo, insieme a questi reperti storici emergono anche oggetti ben più moderni, come le plastiche e le microplastiche, il cui impatto sull’ambiente montano è devastante. Questo tipo di rifiuto, abbandonato negli ultimi decenni, rappresenta una minaccia concreta per l’ecosistema alpino.
La raccolta e lo studio di tali reperti non sono solo un’operazione di pulizia. Un team di ricercatori dell’Università di Padova ha avviato un monitoraggio sistematico dei rifiuti ritrovati in montagna, con l’obiettivo di comprendere meglio la portata del fenomeno e di sensibilizzare l’opinione pubblica sui cambiamenti climatici. La collaborazione tra scienza e attivismo ambientale è fondamentale per affrontare la sfida del secolo. Ogni anno, infatti, il clean-up in quota della Carovana dei Ghiacciai si affianca a iniziative di più ampia portata, come la campagna Puliamo il Mondo di Legambiente, coinvolgendo cittadini e volontari in un’opera di bonifica su scala nazionale, dalle montagne alle spiagge.
L’artiglieria della Grande Guerra sepolta in quota
Oltre alla raccolta di oggetti di uso quotidiano, come lattine e posate, le attività di pulizia hanno portato alla luce anche reperti ben più pericolosi. Tra i ritrovamenti sulla Marmolada, ad esempio, sono stati scoperti proiettili e frammenti di munizioni risalenti alla Prima Guerra Mondiale.
L’artiglieria, sebbene antica, non solo rappresenta una memoria tangibile di un passato cruento, quando le cime innevate delle Alpi erano attraversate da soldati in lotta, ma anche un potenziale pericolo per chi la trova. È stato recuperato, tra gli altri, uno shrapnel, un tipo di proiettile esplosivo che, una volta detonato, rilasciava schegge di piombo in ogni direzione. A testimonianza della durezza delle condizioni di vita dei soldati, è stata scoperta anche una trincea abbandonata, all’interno della quale c’erano 180 lattine, probabilmente appartenenti a un accampamento temporaneo.
Accanto a questi ritrovamenti di guerra, emergono anche tracce più recenti dell’attività umana. Negli anni ’70 e ’80, ad esempio, molti escursionisti e alpinisti lasciarono dietro di sé rifiuti, inconsapevoli del fatto che sarebbero rimasti lì per decenni. Lattine, scatolette e fazzoletti di carta, oggetti che oggi consideriamo di uso comune, si sono conservati intatti grazie alle basse temperature. Questi ultimi rifiuti, seppur più moderni, costituiscono comunque una testimonianza importante dei cambiamenti nei costumi e nei comportamenti umani in montagna.
Ciò che il ghiaccio nasconde, adesso il riscaldamento globale lo rivela: lo scioglimento dei ghiacciai, paradossalmente, può rivelarsi anche un’occasione per scoprire pezzi di storia sepolti. Tuttavia, la rapidità con cui i ghiacci si stanno ritirando è motivo di grande preoccupazione. Ogni anno, il processo accelera e, parallelamente, cresce l’urgenza di affrontare seriamente la questione del cambiamento climatico.