Libero
SCIENZA

Lo scioglimento dei ghiacci nell'Artico potrebbe scatenare virus "zombie" mortali

I virus "zombie" sono congelati nel permafrost ma il riscaldamento globale, causa dello scioglimento dei ghiacciai, ne favorirebbe la riattivazione.

Pubblicato:

Virus zombie nei ghiacciai Fonte foto: 123RF

Il riscaldamento globale ha evidenziato molteplici minacce ambientali. Una delle più inquietanti proviene da sotto il ghiaccio dell’Artico. Mentre il mondo intero è alle prese con le sfide legate al cambiamento climatico, un’altra questione allarmante è quella dei virus “zombie” che potrebbero risvegliarsi a causa dello scioglimento dei ghiacci. Questi, intrappolati da migliaia di anni nel permafrost, rappresenterebbero un rischio per la salute, con conseguenze potenzialmente devastanti. Cosa sono esattamente questi virus e che tipo di pericolo corriamo?

Cosa sono i virus “zombie” e come possono risvegliarsi

Il termine virus “zombie” si riferisce a microorganismi antichi che sono stati imprigionati nel ghiaccio o nel permafrost per millenni e che potrebbero riprendere vita quando le condizioni ambientali cambiano. Sebbene questi virus siano rimasti dormienti per lunghi periodi, il riscaldamento globale e lo scongelamento delle terre artiche stanno creando le condizioni ideali per il loro risveglio.

Gli scienziati hanno scoperto che alcuni virus antichi, come quelli provenienti dal permafrost siberiano, sono ancora in grado di infettare organismi viventi, nonostante il lungo periodo di congelamento. Se dovessero essere liberati nell’ambiente, questi virus sarebbero una nuova minaccia.

Il permafrost e la sua relazione con i virus antichi

Il permafrost è uno strato di terreno che rimane costantemente congelato, presente in molte regioni artiche come Alaska, Siberia e Canada. Oltre a conservare la materia organica, il permafrost ha intrappolato, per secoli, antichi virus e batteri.

Questi patogeni sono rimasti a lungo in uno stato dormiente, ma con l’aumento delle temperature globali, il ghiaccio sta cominciando a sciogliersi rivelando un potenziale pericolo nascosto. A rischio non c’è solo la salute umana, ma anche quella degli animali, poiché alcuni di questi virus possono essere trasmessi dagli animali agli esseri umani, come nel caso delle malattie zoonotiche.

Virus risvegliati dai ghiacciai: un pericolo per l’ecosistema

Nel 2023, gli scienziati hanno fatto una scoperta sorprendente: un virus di ameba, rimasto congelato per oltre 48.000 anni, è stato riattivato in laboratorio, rivelando la sua incredibile resistenza.

Nel 2022, in un ghiacciaio della Cina occidentale, sono stati trovati 1.700 virus mai visti prima, alcuni risalenti a 41.000 anni fa. Sebbene la maggior parte di essi non rappresenti una minaccia immediata, il riscaldamento delle regioni artiche potrebbe trasformarli in una nuova fonte di contagio.

Malattie zoonotiche, la minaccia dei virus “zombie” per l’uomo

Una delle principali preoccupazioni legate ai virus “zombie” è la possibilità che alcuni di essi possano essere virus zoonotici, ovvero in grado di passare dagli animali agli esseri umani. Studi precedenti hanno mostrato che molti patogeni antichi trovati nel permafrost sono simili a quelli di malattie zoonotiche, come la febbre emorragica da hantavirus e il parassita Toxoplasma gondii.

Queste malattie sono particolarmente pericolose perché possono diffondersi rapidamente tra animali ed esseri umani, con effetti devastanti sul sistema sanitario, soprattutto in regioni dove le infrastrutture mediche sono limitate, come nell’Artico.

Il fatto che il 75% delle malattie infettive umane siano di origine zoonotica rende ancora più urgente l’attenzione su tale fenomeno. In un mondo sempre più globalizzato, il rischio che una malattia scivoli fuori dai confini dell’Artico e raggiunga altre regioni è reale, e la mancanza di preparazione potrebbe favorire la diffusione di un’eventuale pandemia.

Il futuro del permafrost e l’emergenza sanitaria

Gli scienziati stimano che ogni anno, con l’attuale tasso di riscaldamento, una quantità incredibile di cellule e microrganismi venga liberata dal permafrost, aumentando il rischio d’incidenti sanitari. Sebbene sia bassa la probabilità che un virus antichissimo riesca a diffondersi e provocare una pandemia, la quantità di virus liberata potrebbe comunque rendere più probabile un’epidemia.

Inoltre, la regione artica, con scarse risorse sanitarie, potrebbe diventare un focolaio ideale per una crisi globale. Qui, potenzialmente, la diffusione di malattie sarebbe incontrollabile. Il cambiamento climatico non solo modifica l’ambiente, ma potrebbe anche cambiare il nostro rapporto con le malattie, introducendo rischi finora sconosciuti.

Libero Shopping