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Anche Apple lavora ad un chatbot: ecco la prova

Apple sta lavorando alla intelligenza artificiale generativa e, secondo il New York Times, vorrebbe chiedere aiuto alle principali testate giornalistiche americane

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Fonte: Shutterstock

Secondo quanto riferito dal New York Times, Apple è in trattativa con numerose testate giornalistiche americane per poter accedere ai loro archivi e utilizzarli per addestrare una nuova intelligenza artificiale generativa.

L’indiscrezione proviene da una fonte che vuole restare anonima ma, stando sempre ai rumor, si dice che ci sia in ballo un gigantesco contratto da 50 milioni di dollari.

Cosa sappiamo dell’AI generativa di Apple

Stando alla notizia del NYT, Apple starebbe lavorando ad accordi pluriennali per assicurarsi l’accesso agli archivi di alcune delle più importanti realtà editoriali degli USA. Tra queste: Vogue, The New Yorker, NBC News, People, The Daily Bеast e Bеtter Homes and Gardеns.

Ma questi nomi non sarebbero i soli potenziali collaboratori dell’azienda di Cupertino che avrebbe in programma di attingere ai contenuti di buona parte della migliore informazione a stelle e strisce per addestrare la propria intelligenza artificiale.

Come ben noto, infatti, un sistema del genere ha bisogno di una mole sterminata di dati per generare dei testi credibili e il più possibile affidabili.

A fronte di questo, quale fonte migliore della stampa che è (o almeno dovrebbe essere) sinonimo di attendibilità e di un certo stile di scrittura?

Secondo Apple, quindi, gli archivi dei giornali rappresenterebbero una risorsa preziosa per la sua AI e sarebbero perfetti per insegnare cose nuove a un cervello sintetico, nel tentativo di tenerlo più lontano possibile da pregiudizi e Fake News.

I dubbi sul progetto

Se una notizia del genere si rivelasse concreta, molti addetti ai lavori potrebbero essere interessati al progetto che potrebbe avere un alto grado di attendibilità.

Oltretutto, un accordo del genere potrebbe essere un beneficio sia per Apple, che avrebbe a disposizione una grande quantità di dati, che per le testate giornalistiche che otterrebbero benefici finanziari e in termini visibilità, soprattutto se il loro archivio entrasse a far parte del sistema AI del colosso della tecnologia.

Tuttavia, fa sapere il New York Times, alcune parti in causa hanno espresso dubbi al riguardo, soprattutto per quanto riguarda la privacy e il controllo editoriale.

In tal senso, senza un controllo rigoroso non è ancora possibile garantire integrità e affidabilità dei contenuti generati dall’AI e se, malauguratamente, questi si rivelassero poco accurati, la cosa potrebbe ritorcersi contro la fonte da cui proviene l’informazione.

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