Antichissimo fossile umano rivela una terribile verità: lo studio
Dall'analisi di un antichissimo fossile di ominide è emersa una verità a tratti sconvolgente: cosa ci dicono i segni ritrovati su una tibia
Gli archeologi hanno studiato un antichissimo fossile umano che rivelerebbe una verità per certi versi angosciante. L’analisi dei segni sulla tibia risalente a circa 1,45 milioni di anni fa, a opera della paleoantropologa Briana Pobiner del Museo Nazionale di Storia Naturale dello Smithsonian di Washington DC e del suo team, dimostra che i nostri antenati si mangiavano l’un l’altro. Ma si può parlare di vero e proprio cannibalismo?
L’analisi dei segni sull’antica tibia fossile
La tibia fossile in questione è stata scoperta nel 1970 nella regione del Turkana, in Kenya. Sin da subito gli archeologi hanno notato qualcosa di particolare: sulla superficie sono presenti nove incisioni, come dei tagli regolari che sono tutti orientati nella stessa direzione. Anche la posizione è interessante, perché si trovano laddove il muscolo del polpaccio doveva essere attaccato all’osso, ragion per cui secondo lo studio pubblicato su Scientific Reports sarebbero stati effettuati volutamente con l’intento di strapparne la carne per il consumo.
La paleoantropologa Briana Pobiner, autrice dello studio, ha notato le incisioni mentre studiava i segni di morsi da parte di predatori vissuti nel Pleistocene, concentrandosi in particolare sulle ossa fossili conservate nel Museo Nazionale di Nairobi. Quel che ha colpito la sua attenzione è stata l’incredibile somiglianza tra tali segni e quelli trovati sulle ossa animali, che erano chiari segni di macellazione.
“Questi segni di taglio sembrano molto simili a quelli che ho visto sui fossili di animali che venivano elaborati per il consumo – ha spiegato – Sembra molto probabile che la carne di questa coscia sia stata mangiata per nutrimento anziché per rituale“. Oltre a queste incisioni il team ha individuato anche due ammaccature sull’osso, che con molta probabilità sono il risultato del morso di una delle specie di gatto dai denti a sciabola che viveva all’epoca in Africa Orientale.
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Cannibalismo tra ominidi, qual è la verità
“Le informazioni che abbiamo ci dicono che probabilmente gli ominidi mangiavano altri ominidi almeno 1,45 milioni di anni fa”, ha affermato la stessa Pobiner in una dichiarazione. Ma alla luce di questa scoperta possiamo davvero parlare di cannibalismo?
Il “dilemma” nasce dal fatto che all’epoca vivevano contemporaneamente più antenati umani, perciò è probabile che una specie di ominidi potrebbe essersi nutrita di una specie affine. Tecnicamente non siamo di fronte a individui che si cibano di “parenti stretti” appartenenti alla stessa specie. In origine i ricercatori pensavano che la tibia appartenesse all’ominide Australopithecus boisei, poi un’altra ricerca lo ha descritto come un Homo erectus tibia, ma gli autori dell’ultimo studio in questione sono certi di non avere informazioni sufficienti per giungere a una conclusione valida.
Gli esperti sono ancora divisi anche a proposito di un’altra questione. Dal momento che la tibia fossile presenta gli evidenti segni del morso di un predatore e che questi non si sovrappongono alle incisioni, non è semplice affermare con assoluta certezza quali siano stati fatti prima. L’ominide è stato attaccato dall’animale e solo successivamente ritrovato da un gruppo di cacciatori e, dunque, macellato? E come possiamo dimostrare che la macellazione sia avvenuta realmente a scopo nutritivo?
L’ipotesi non è del tutto irreale perché non sarebbe il primo caso di cannibalismo tra ominidi. Nella grotta di Gran Dolina in Spagna sono state trovate, ad esempio, ossa di Homo antecessor che presentano segni di macellazione e perfino di denti a dimostrazione del fatto che questa pratica fosse abituale nella “dieta” della specie. È stato dimostrato che anche i Neanderthal abbiano praticato il cannibalismo, per una questione di pura sopravvivenza.