SCIENZA

In arrivo grandinate record? Ecco a cosa andiamo incontro

In che modo il cambiamento climatico può influire sulle grandinate e renderle più pericolose? Un'interessante analisi rivela quello che dovremmo aspettarci in futuro.

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Gli ultimi eventi temporaleschi hanno portato a precipitazioni di grandine da record, che hanno provocato parecchi danni in tutta Italia. E questo non è un fenomeno circoscritto al nostro Paese: in tutto il mondo si stanno verificando grandinate sempre più potenti. In che modo il cambiamento climatico può aver influito? Alcune considerazioni degli esperti di meteorologia possono darci la risposta e metterci in allarme su quello che sarà il nostro futuro.

Grandine da record, cosa succede?

Negli ultimi mesi, in Italia si è più volte battuto il record per il chicco di grandine dalle dimensioni più grandi mai registrate in tutta Europa. Dapprima è accaduto in provincia di Padova, dove si è abbattuto un pezzo di grandine di ben 16 cm di diametro, e appena 5 giorni dopo è toccato ad un paesino in provincia di Pordenone, che ha visto precipitare a terra un blocco di ghiaccio di oltre 19 cm di diametro. Ci stiamo pericolosamente – e rapidamente – avvicinando al record mondiale, detenuto da un chicco di grandine caduto nel South Dakota, dalle dimensioni di 20,3 cm.

È chiaro che la situazione sia in continuo peggioramento, e pensare che una decina di anni fa gli esperti credevano che, a causa del riscaldamento globale, le grandinate estreme sarebbero state sempre meno frequenti. In un mondo caratterizzato da temperature sempre più elevate, come può il ghiaccio che proviene dal cielo essere ancora un problema? La correlazione è più complicata di quanto si potrebbe pensare, scopriamo in che modo il cambiamento climatico può addirittura dare vita a tempeste di grandine più potenti.

Come si forma la grandine

Prima occorre fare un passo indietro: come si forma la grandine? Gli eventi temporaleschi a carattere grandinoso sono caratterizzati da tre fenomeni: forti correnti ascensionali (ovvero aria calda che sale dal suolo e alimenta la tempesta), un’atmosfera instabile (causata da uno strato di aria fredda e secca al di sopra di uno di aria calda e umida) e un’abbondante umidità atmosferica. Le correnti ascensionali catturano l’aria calda e umida dalla superficie terrestre, trasportandola a quote elevate: qui si raffredda e trasforma le goccioline d’acqua in frammenti di ghiaccio.

Questi frammenti continuano a muoversi a causa delle correnti, aggregando altre goccioline ghiacciate sino a diventare dei veri e propri chicchi di grandine. Quando questi ultimi sono troppo pesanti per poter essere sostenuti dai fenomeni ascensionali, precipitano a terra per via della forza di gravità. Se sono particolarmente piccoli, possono sciogliersi durante la loro caduta attraverso l’atmosfera, in caso contrario possono provocare danni persino molto gravi – un chicco di grandine grande come una palla da baseball precipita ad una velocità di oltre 160 km/h.

Perché il cambiamento climatico non rallenta questo processo? I motivi sono diversi: innanzitutto, le temperature sempre più elevate della superficie terrestre riscaldano l’aria alimentando le correnti ascensionali, inoltre quella stessa aria trattiene maggiormente l’umidità, contribuendo ad una più alta instabilità atmosferica. Infine, se le correnti ascensionali sono più forti possono sostenere un peso maggiore e permettere ai chicchi di grandine di crescere sempre di più. E quando questi precipiteranno a terra potranno creare sempre più danni.

Cosa dobbiamo aspettarci

Quale sarà dunque il nostro futuro? Secondo gli esperti, in alcune aree del mondo è probabile che la grandine diventi sempre più pericolosa. Per quanto riguarda l’Italia, le zone che hanno le caratteristiche necessarie per sviluppare grandinate da record sono principalmente la Pianura Padana e in generale tutte le regioni centro-settentrionali. Diversa è invece la situazione nelle aree meridionali: qui, l’aria è così tanto calda da sciogliere i chicchi di grandine prima che colpiscano il suolo, ma anche da impedire la formazione di forti tempeste.

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