SCIENZA

Un bagliore sospetto in cielo: la scoperta potrebbe cambiare tutto

Uno strano bagliore nel cielo ha confuso gli scienziati sfidando una delle più granitiche teorie sui buchi neri: adesso i ricercatori stanno cercando di venire a capo del mistero analizzando la stella "sovrappeso" che lo ha prodotto

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Un’espressione comune e molto, molto saggia, dice che nulla è scolpito nella pietra. Si tratta di un modo di dire che ci ricorda che tutto, anche le nostre convinzioni più granitiche, possono essere messe in discussione. Ecco, questo vale anche (e soprattutto?) in campo scientifico e astronomico. Per esempio, attualmente, c’è una stella di neutroni che sta sfidando tutte le convinzioni sui buchi neri grazie al suo potente bagliore.

Proprio per la sua potenza insolita, i ricercatori l’hanno definita overweight neutron star, ovvero stella di neutroni sovrappeso. L’emissione ottica rilevata dagli scienziati, multicolore e con luci ultraviolette, ha uno strano tempo di permanenza e, in generale, uno strano “comportamento” che sembra sfidare una teoria concernente i buchi neri.

La stella di neutroni sovrappeso e il suo avvistamento

Cos’è successo nello specifico? In sostanza, un team di ricercatori e astronomi dell’American Astronomical Society era al lavoro osservando i cieli, alla ricerca di anomalie nell’emissione di onde gravitazionali e raggi gamma. Stavano usando, nello specifico, il Neil Gehrels Swift Observatory, satellite artificiale della Nasa, quando hanno rilevato un bagliore, una sorta di luccichio: si trattava di un lampo gamma apparentemente di breve durata, proveniente da una galassia a circa 10,6 miliardi di anni luce di distanza dalla Terra.

Tuttavia, il lampo gamma aveva qualcosa di strano: l’emissione era estesa, molto più estesa del normale, e sembrava essere coerente con la formazione di una sorta di nebulosa calda in espansione, alimentata da una stella di neutroni appena nata, in rapida rotazione e altamente magnetizzata. Questo ha fatto comprendere agli scienziati che il lampo dovesse essere in realtà emesso da una fusione di due stelle di neutroni di misura relativamente piccola che, però, si stava comportando in maniera completamente diversa dal solito.

L’anomalia della stella di neutroni

Generalmente, infatti, la collisione di due stelle di neutroni porta alla genesi immediata di un buco nero. Nel momento esatto in cui le stelle si incontrano/scontrano, tutta la materia collassa istantaneamente, divenendo vittima della propria stessa gravità. Questa era la prassi, una delle più assodate e granitiche teorie astronomiche: ma la stella di neutroni ha cambiato tutto, perché la sua stessa presenza e il suo rilevamento fanno capire che la materia può permanere per un certo lasso di tempo (ancora da definire) dopo lo scontro.

In sostanza, l’avvistamento della stella e del suo bagliore suggerisce che almeno una parte delle stelle di neutroni che si scontrano può sopravvivere al collasso su scale temporali che superano di molto il millisecondo (arco di tempo entro il quale è normale avvistare ancora dei residui di materia). Per osservare ancor meglio il bagliore, i ricercatori dell’American Astronomical Society si sono poi rivolti al Liverpool Telescope, situato nelle Isole Canarie, che aveva un punto d’osservazione privilegiato e ha analizzato conseguenze della fusione.

Le conseguenze del rilevamento della stella di neutroni

Ma quali sono le conseguenze dell’avvistamento di questa stella di neutroni sovrappeso? In realtà ce ne sono tantissime: finora, infatti,  non si era mai nemmeno ipotizzato che una stella di neutroni potesse “sopravvivere” alla collisione. Per questa ragione, le osservazioni sollevano degli interrogativi sui suoi lampi incredibilmente energetici. Finora questi lampi sono sempre stati rilevati attorno alle fusioni e si presumeva che arrivassero dai poli del buco nero appena formato.

Ma in questo caso, il lampo di raggi gamma osservato deve essere emanato dalla stessa stella di neutroni, suggerendo una sequenza di avvenimenti ben diversa. Adesso, i ricercatori sono ufficialmente a caccia di fenomeni simili. E chissà che il loro rilevamento non cambi completamente tutte le carte in tavola riguardo all’evoluzione nel nostro Universo.

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