SCIENZA

Il caldo estremo porterà alla prossima estinzione di massa, lo studio che prevede la fine dell'umanità

Uno studio condotto dall'Università di Bristol presenta dei modelli climatici allarmanti: è così che potrebbe finire l'umanità

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Potrebbe sembrare una frase allarmistica, eppure si tratta di un’ipotesi scientifica fondata, con solidissime basi: uno studio ha infatti dimostrato che ci sono buonissime probabilità che sarà proprio il caldo estremo a dare il via alla prossima estinzione di massa, sterminando il genere umano.

Come quella che ha determinato la fine dei dinosauri, questa apocalisse climatica ha un immenso potenziale distruttivo, tanto che gli scienziati che hanno condotto le simulazioni sono certi del suo determinare la fine di tutti i mammiferi. La ricerca è stata condotta dall’Università di Bristol nel 2023, ma l’argomento è tornato a essere oggetto di discussione dopo le recenti previsioni sugli aumenti delle temperature che contrassegneranno i prossimi anni.

L’aumento delle temperature e la ricerca

Da molto tempo si stanno susseguendo notizie sulle ondate di caldo record. I termostati segnano picchi sempre più alti e tutti gli osservatori mondiali (compreso quello della Nasa) continuano a lanciare allarmi, invitando i Paesi a prendere provvedimenti. Nel dare l’allarme la comunità scientifica si riferisce a diversi studi autorevoli, compresa la succitata ricerca dell’Università di Bristol, pubblicata su Nature Geoscience.

Lo scorso anno, gli studiosi dell’università inglese hanno utilizzato un supercomputer configurato ad hoc con tutti i dati registrati sino ad adesso sull’aumento esponenziale delle temperature che si sta verificando anno dopo anno e con una serie di previsioni a breve termine. Il compito del potente strumento tecnologico era quello di presentare dei modelli climatici realistici coprendo un arco temporale da qui a oltre 300 milioni di anni.

Il risultato, purtroppo, è stato tutto fuorché rassicurante: al compimento dei suoi 250 milioni di anni la Terra sarà inabitabile per via dell’aumento del calore del Sole e dell’intensificazione generale degli estremi climatici, che per altro porteranno alla nascita di un nuovo supercontinente: Pangea Ultima.

Il supercontinente e l’inadattabilità umana

Sì, perché come si legge nello studio «i processi a lungo termine legati alla tettonica a placche faranno convergere tutti i continenti». Si creerà dunque una nuova immensa superficie che però, sempre secondo i ricercatori dell’Università di Bristol, non avrà una lunga vita e porterà a conseguenze ancor più funeste: «il decadimento di Pangea Ultima genererà estremi ancora più difficili da fronteggiare, a causa di cambiamenti nel rifting vulcanico e nel degassamento».

Sostanzialmente, ci saranno sempre più eruzioni vulcaniche che porteranno a rilasci considerevoli di anidride carbonica nell’atmosfera, cosa che renderà il pianeta sempre più inabitabile. A questo punto entrerà in gioco un altro fattore determinante: l’inadattabilità degli esseri umani. Dopo essere riuscito per circa 55 milioni a dominare la Terra grazie alla loro resilienza, il genere umano (e i mammiferi in generale) si ritroverà inerme e finirà per perire dovendo confrontarsi con un effetto serra incontrollato.

La responsabilità dell’uomo

Se la formazione del supercontinente è in realtà un’evoluzione probabile a prescindere dal clima, perché la Terra è un pianeta che cambia e si evolve con il passare del tempo, gli scienziati hanno ribadito che occorrono delle azioni per arginare la responsabilità umana in relazione al cambiamento climatico. I cambiamenti iniziano dal basso e rispettare l’ambiente sarebbe un buon inizio, ma sono chiaramente necessarie delle azioni a livello governativo e internazionale per limitare le grandi quantità di inquinamento che stanno danneggiando il pianeta.

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