È emerso tutto da una palude: ritrovamento raro e sorprendente
In Danimarca una palude ha conservato per tantissimo tempo i resti dello scheletro di una persona vissuta nel Neolitico, circa 5mila anni fa
Da una qualsiasi palude ci si attende di vedere affiorare qualsiasi cosa, ma non quello che è accaduto negli ultimi giorni in Danimarca. L’episodio è avvenuto nella città di Egedal, non lontano dalla capitale Copenaghen. Alcuni ricercatori si sono imbattuti nei frammenti di uno scheletro umano, per quello che sembra essere un nostro antenato vissuto molto tempo fa.
Volendo essere più precisi, gli archeologi hanno recuperato parti del femore, della mascella inferiore, i denti, le gambe e persino il bacino. A completare il quadro ci hanno pensato gli oggetti che l’individuo doveva avere con sé al momento della morte, un’ascia realizzata con selce e ossa di animali.
La datazione del corpo ritrovato nella palude
Chi era esattamente questa persona? Più che altro l’interesse è stato destato dalla datazione: lo scheletro ritrovato nella palude danese dovrebbe risalire al Neolitico, in un periodo compreso tra i 10mila e i 2mila anni prima della nascita di Cristo. Si tratta della seconda volta in assoluto dal 1947 che delle ossa umane vengono individuate in questa zona del paese scandinavo. Il fatto che ci fosse un’ascia al fianco della persona fa propendere per il fatto che ci sia stato un sacrificio. Non si sa molto altro a dire il vero. Ad esempio, non è chiaro se lo scheletro sia di un uomo o di una donna, come anche la causa del decesso.
L’unica certezza è quella del sacrificio umano. Diversamente da altri corpi ritrovati a distanza di tanto tempo in una palude, stavolta è confermato il rituale. L’area in questione, infatti, veniva sfruttata di frequente per riti specifici, sia nel caso di persone che di animali.
Il cambiamento climatico che ormai imperversa e lo scioglimento progressivo della calotta glaciale hanno contribuito a far riemergere proprio questi scheletri e una serie di oggetti tipici dell’antichità. Non è una situazione tipica soltanto della Danimarca, ma anche del resto del continente europeo.
Altri esempi di scoperte archeologiche in palude
L’abbondanza di ossa, ad esempio, è stata riscontrata nelle torbiere dei Paesi Bassi, della Germania e della Gran Bretagna. Ogni palude può dunque riservare delle sorprese in grado di conquistare l’attenzione degli archeologi di tutto il mondo. Come rimarcato dagli autori della scoperta danese, subito dopo aver notato i primi frammenti ossei si è capito come potesse trattarsi di una novità esaltante. A curare il ritrovamento è stato il museo Romu di Roskilde. Gli esperti non hanno avuto dubbi nel collocare temporalmente lo scheletro nella prima fase del Neolitico danese. A dire il vero c’è un precedente ancora più incredibile.
Il corpo più antico mai scoperto in una palude del paese nordico è stato fatto riaffiorare negli anni Quaranta del secolo scorso e avrebbe 10mila anni. Un altro esempio interessante è quello del cosiddetto “Uomo di Tollund”, individuato una decina di anni dopo e vissuto 4 secoli prima della nascita di Cristo. Per il momento, comunque, l’ultimo scheletro riemerso deve ancora rimanere nella palude. L’inverno scandinavo è tipicamente rigido e l’unica opzione percorribile è quella dello scioglimento del ghiaccio prima di procedere con nuovi scavi e saperne di più sulla persona vissuta nel Neolitico.