Emerso un antico cimitero lungo il Tamigi, decine di ossa umane rivelano il passato
Il tesoro del Tamigi, che è un museo storico unico: il fango conserva migliaia di resti umani, dal neolitico a pochi secoli fa
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Un team di ricercatori ha individuato dozzine di ossa umane sulle rive del Tamigi. Una scoperta che sembra alla base della trama di un film ma, in realtà, getta luce su un possibile cimitero molto antico. La maggior parte di questi resti, infatti, risale a migliaia di anni fa.
Resti umani nel Tamigi
È cosa nota che le rive del Tamigi abbiano ospitato numerosi insediamenti umani nell’arco di migliaia di anni, fin dal neolitico. Sono state rinvenute nei decenni tracce di civiltà passate, con elementi depositatisi sul fondo fangoso del fiume. Tutto ciò ha fornito un insieme di tesori considerevoli agli archeologi moderni.
I ricercatori hanno ora datato decine di ossa recuperate, il che ha consentito di creare un vero e proprio database completo. Un lavoro che ha confutato alcune teorie su come il fiume sia divenuto il luogo di sepoltura per così tante persone. Il tutto pubblicato sulla rivista Antiquity.
Un lavoro straordinario, a dir poco, lo ha definito l’esperto di genomica antica, Thomas Booth. Senza dubbio si tratta dello “sforzo più completo” per riuscire a datare i resti umani ritrovati nel Tamigi.
Quest’ultimo è un luogo eccellente per la tutela di ossa, considerando come il fango, privo di ossigeno, agisca quasi da sigillante. Di fatto ha evitato la decomposizione delle ossa.
Lo studio
I ricercatori hanno datato le ossa attraverso la misurazione di un isotopo del carbonio, che è presente in ogni campione. Metodo noto come datazione al radiocarbonio, attuato in passato per determinare l’età di 19 reperti. Stavolta i resti testati sono stati 28, tutti provenienti da crani mai analizzati prima. Ne hanno inoltre testati due, provenienti da un’indagine risalente a decenni fa, così da verificare se i risultati fossero ancora validi (lo erano).
Nel database sono stati inseriti anche campioni trovati da mudlarkers, ovvero quegli archeologi dilettanti che hanno ricevuto l’autorizzazione per setacciare il Tamigi. Sono stati raccolti in totale 61 campioni, con gli esperti che hanno affermato come circa altri 200 provenienti dal fiume siano in attesa di studio e datazione.
Si tratta della più grande raccolta del suo genere in Gran Bretagna. Storicamente parlando, sappiamo che i Romani si insediarono a Londra (Londinium) poco dopo la conquista della Britannia. Parliamo del 43 d.C. ma tracce di quell’insediamento esistono ancora oggi. Si pensi a una basilica di recente scoperta nel distretto finanziario della città.
Come detto, però, alcuni resti sono antichissimi, perché gli esseri umani vivevano lungo il Tamigi molto prima dei Romani. Alcuni insediamenti risalgono a quasi 4mila anni fa. La metà dei campioni, infatti, proviene dall’Età del Bronzo o dall’Età del Ferro, dal 2300 a.C. all’arrivo dei Romani. Lo studio fa luce anche su un mistero archeologico noto come il problema dei “morti mancanti”. Si tratta della scarsità di prove sui rituali funerari di molte antiche società. Se le sepolture in acqua erano tanto diffuse quanto suggeriscono i ritrovamenti nel Tamigi, allora i fiumi d’Europa potrebbero aver svolto un doppio ruolo come cimiteri preistorici.