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SCIENZA

Ritrovato uno scheletro di 62 milioni di anni fa svela i segreti della vita dopo i dinosauri

Uno scheletro quasi completo di un Mixodectes pungens ha finalmente offerto risposte a lungo attese: resti di 62 milioni di anni fa

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Scheletro di 62 milioni di anni fa Fonte foto: Studio pubblicato su rivista scientifica Nature

É stato rinvenuto uno scheletro, incredibilmente ben conservato, di Mixodectes pungens. Ciò offre nuove intuizioni in merito all’evoluzione dei mammiferi in seguito all’estinzione dei dinosauri non aviani.

Il destino dei Mixodectes pungens

Per più di 140 anni il Mixodectes pungens, un piccolo mammifero che abitava il Nord America occidentale nel Paleocene inferiore, è rimasto un grande mistero per gli esperti. Di fatto, si avevano pochissime informazioni in merito e provenivano dall’analisi di denti fossilizzati e frammenti di mascella, principalmente.

Tutto è cambiato dopo il ritrovamento di uno scheletro. È l’esemplare più completo mai rinvenuto per questa specie. Ciò offre finalmente un’opportunità agli esperti di aggiungere tasselli al puzzle. Questa creatura è stata descritta per la prima volta nel 1883 dal celebre paleontologo Edward Drinker Cope. Oggi, finalmente, è possibile delineare i dettagli di un’autonomia più precisa. Al tempo stesso si possono analizzarne il comportamento, così come dieta e posizione nell’albero evolutivo.

Lo studio portato avanti dimostra che un Mixodectes adulto pesava circa 1,3 kg, viveva sugli alberi e si nutriva principalmente di foglie. Sappiamo inoltre che occupava un ramo particolarmente vicino a quello dell’uomo in campo evolutivo.

Ecco le parole di Eric Sargis, antropologo di Yale e co-autore dello studio: “Uno scheletro di 62 milioni di anni con questa qualità e completezza fornisce nuove intuizioni sui mixodettidi, inclusa una visione molto più chiara delle loro relazioni evolutive”.

Uno studio sull’evoluzione

Sappiamo che questi animali erano strettamente imparentati con i primati, grazie allo studio svolto così come ai colughi, ovvero quei lemuri volanti originari del sud-est asiatico. Ecco in che modo poniamo i Mixodectes in relazione agli umani.

Lo scheletro è stato rinvenuto in Nuovo Messico, precisamente a San Juan Basin, da Thomas Williamson, co-autore dello studio e curatore dell’area di paleontologia del Museo di Storia Naturale del Nuovo Messico. Ecco cos’è stato ottenuto:

  • cranio parziale;
  • denti;
  • colonna vertebrale;
  • gabbia toracica;
  • arti anteriori;
  • arti posteriori.

Gli scienziati hanno stabilito che lo scheletro apparteneva a un esemplare adulto, ormai maturo. L’anatomia degli arti e degli artigli indica che la creatura fosse arboricola e in grado di aggrapparsi verticalmente ai tronchi e ai rami.

I denti molari presentavano invece delle creste, il che risultava fondamentale per scomporre materiali abrasivi. Ciò suggerisce, dunque, che fosse onnivoro e si nutrisse principalmente di foglie.

“Questo scheletro fossile fornisce nuove prove su come i mammiferi placentati si siano diversificati ecologicamente dopo l’estinzione dei dinosauri”, ha spiegato Stephen Chester, curatore affiliato di paleontologia dei vertebrati presso il Museo Peabody di Yale.

“Avendo una massa corporea maggiore, così come una marcata dipendenza dalla foglie, hanno permesso al Mixodectes di prosperare sugli stessi alberi, condivisi probabilmente con altri parenti primitivi dei primati”.

Un lavoro enorme e rivoluzionario, nel suo piccolo. Non tutte le domande hanno ricevuto una risposta, certo, ma oggi la collocazione nell’albero evolutivo è stata ristretta significativamente.

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