Nel Golfo di Napoli la temperatura è aumentata: quali sono i rischi che comporta?
Nel Golfo di Napoli la temperatura dell'acqua del mare ha registrato un aumento piuttosto evidente: i dati di MedFever e l'impatto sugli ecosistemi.
“Il mare è il termosifone del Pianeta” si legge sul sito di MedFever. Proprio grazie a questo progetto che monitora e misura, appunto, la “febbre” del Mediterraneo sappiamo che il mare del Golfo di Napoli ha registrato un aumento della sua temperatura con effetti importanti sugli ecosistemi. Per la prima volta tale aumento è stato di 1°C rispetto alla media degli ultimi sette anni, cosa che comporta delle conseguenze.
I dati di MedFever sul Golfo di Napoli
Il progetto MedFever avviato nel 2022 da MedSharks, associazione che si dedica allo studio e alla conservazione dell’ambiente mediterraneo, si avvale delle menti e degli strumenti di ENEA, Università La Sapienza di Roma, Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale (OGS), Guardia Costiera e di volontari subacquei-sentinelle col supporto di Lush Italia. Un progetto importante che è nato proprio con l’intento di monitorare il “termosifone” del Pianeta, ovvero il Mar Mediterraneo che è particolarmente sensibile ai cambiamenti climatici.
I dati raccolti lo scorso inverno hanno registrato una temperatura crescente in tutto il nostro bacino, ma sono i dati del mare del Golfo di Napoli a preoccupare. Registrarli e monitorarli è stato possibile grazie alla rete di sensori di rilevazione calibrata presso il centro ricerche ENEA (La Spezia) che si avvale del modello di circolazione del Mediterraneo MITO. Si tratta di un centinaio di sensori-termometro posizionati fino a 50 metri di profondità e a diverse distanze dalla costa in 15 punti di osservazione. Dalla Toscana al Lazio fino alla Liguria, passando per la Calabria, la Sicilia, la Sardegna e, infine, la Campania, appunto.
L’aumento della temperatura di 1°C rispetto alla media degli ultimi sette anni registrato nel Golfo di Napoli ha colpito particolarmente l’attenzione degli esperti. “Le nostre osservazioni sono estremamente importanti poiché ‘guardano’ non solo la superficie del mare ma anche ciò che accade sul fondo delle aree costiere. In questo contesto che potremmo definire emergenziale, il supporto dei diving center è fondamentale sia per la gestione della rete di misure, senza le quali il progetto non potrebbe proseguire, ma soprattutto per l’osservazione quotidiana dello stato di salute dell’ecosistema marino. Il contributo di ogni individuo, dalla comunità scientifica ai cittadini appassionati di mare, è fondamentale per monitorare e proteggere le nostre preziose risorse acquatiche”, ha affermato Eleonora de Sabata, coordinatrice del progetto.
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L’impatto sul mare e gli ecosistemi
Se la temperatura del mare nel Golfo di Napoli ha registrato l’aumento di 1°C negli ultimi sette anni, d’altro canto il trend preoccupa se visto in più ampia scala. Confrontando i dati di MedFever con quelli storici della stazione zoologica Anton Dohrn, gli esperti hanno calcolato che negli ultimi 40 anni la temperatura media dei fondali del golfo è aumentata da 14 a 15,5°C, quindi di 1,5°C.
Cosa comporta tutto ciò? L’impatto sul mare e sugli ecosistemi che lo popolano è già visibile anche a un occhio inesperto. Basti pensare al boom di nidi di tartarughe marine Caretta caretta, o ancora alla diminuzione della popolazione di gorgonie gialle e rosse (Astroides calycularis e Cladocora). È altrettanto visibile la proliferazione di specie aliene come il granchio reale blu (Callinectes sapidus) originario dell’Oceano Atlantico e avvistato già qualche decennio fa, ma ormai fisso nel bacino del Mediterraneo con popolazioni stabili (si è parlato di vera e propria “invasione”). E ancora, nel Tirreno è possibile trovare l’Haminoea cyanomarginata (aminea dal bordo ciano), un piccolo mollusco gasteropode che arriva dal Sudan, ma ormai prolifera stabilmente nelle nostre acque.
Se è vero che il mare è il “termosifone” del Pianeta, la sua temperatura può essere uno “specchio” che anticipa quanto avverrà nel prossimo futuro. L’impatto dell’attività umana sui mari a sua volta continuerà ad avere un effetto altrettanto importante sugli organismi che li popolano.