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Google chiude i i domini locali, che cosa cambia per gli utenti?

Google ha annunciato ufficialmente l’eliminazione dei domini locali, con l’obiettivo di centralizzare tutto il traffico su google.com. Cosa cambia per gli utenti

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Fonte: Charles McClintock Wilson/Shutterstock

Poche ore fa Google ha annunciato la chiusura di tutti i suoi domini nazionali, compreso Google.it. La strategia punta a una centralizzazione totale del traffico su Google.com.

A dare la notizia è stato lo stesso Big G tramite i suoi canali ufficiali, rassicurando gli utenti che questo cambiamento sarà graduale e che non influirà con la user experience, rappresentando il primo passo verso la nascita di una piattaforma unificata ed efficiente, che punta a offrire la stessa qualità di sempre.

Cosa succede con la chiusura dei domini locali

L’eliminazione dei domini locali, stando alle dichiarazioni del Colosso di Mountain View, non comporterà la perdita delle funzionalità geolocalizzate. Anche utilizzando Google.com, infatti, gli utenti continueranno a ricevere risultati di ricerca pertinenti alla propria area geografica sfruttando i sistemi di localizzazione che già da diverso tempo fanno parte dei servizi dell’azienda.

Dunque, a parte l’ovvia modifica nella barra degli indirizzi del browser, non ci saranno ripercussioni sul funzionamento del motore di ricerca e tantomeno sul rispetto delle normative nazionali in materia di privacy, copyright e gestione dei dati.

Importante sottolineare, però, che il reindirizzamento automatico dei vecchi domini locali verso Google.com potrebbe essere accompagnato, in alcuni casi, dalla richiesta di reimpostare preferenze personali, ma comunque l’algoritmo interno continuerà a restituire risultati coerenti con la posizione dell’utente e con la lingua predefinita del dispositivo in uso.

Dal punto di vista tecnico, insomma, la chiusura dei domini nazionali non comporterà sconvolgimenti immediati, ma questo cambiamento sottolinea il tramonto definitivo di una fase in cui il web era frammentato per regioni e paesi e l’inizio di una nuova era dove la centralizzazione è un processo cruciale che definisce il mondo in cui gli utenti accedono alla rete e all’informazione.

I vari domini locali hanno rappresentato per anni la “porta di ingresso” al motore di ricerca degli utenti da ogni parte del mondo. Oggi che l’universo di Google è diventato ormai globale e in continua espansione, queste distinzioni geografiche non servono più e Big G rappresenta ormai un accesso universale al mondo digitale.

La strategia di Google

La decisione di chiudere le versioni locali di Google è parte di una strategia di razionalizzazione dell’infrastruttura digitale. Gestire decine di domini distinti, ognuno di essi con specifiche configurazioni tecniche, aggiornamenti e personalizzazioni, ha un costo operativo non indifferente e una grande complessità gestionale.

Ora grazie alle capacità tecnologiche attuali, Google è in grado di offrire ai suoi utenti esperienze personalizzate anche da un’unica piattaforma globale, garantendo risposte personalizzate in modo preciso e contestualizzato, senza dover ricorrere a distinzioni visibili nella struttura URL.

La decisione, comunque, non è inaspettata e già nel 2017, Google ha iniziato a offrire la stessa esperienza di ricerca locale a prescindere dal dominio utilizzato. Da allora, l’evoluzione dell’algoritmo, l’arrivo dell’intelligenza artificiale e la geolocalizzazione avanzata hanno reso superflua la frammentazione territoriale, segnando la nascita di una nuova versione di Internet dove la localizzazione non dipende più dal dominio, ma da algoritmi sofisticati, capaci di riconoscere in tempo reale dove sono gli utenti, cosa cercano e come lo cercano.

 

 

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