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Il crollo dei Bitcoin fa felici i gamer: ecco perché

Tra tante persone che tremano per il crollo dei Bitcoin e hanno perso i risparmi di una vita, c'è una categoria di persone che invece gioisce: i videogiocatori incalliti

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Fonte: Shutterstock

Da inizio aprile tutte le criptovalute sono in caduta libera, con il Bitcoin che è passato da un valore di circa 42 mila dollari a meno di 20 mila oggi, con una perdita di oltre il 50% in appena due mesi e mezzo. Ma se qualcuno, in questo momento, si sta disperando per i risparmi bruciati qualcun altro, sempre adesso, sta gioendo: i gamer.

Già, i videogiocatori incalliti in questo momento festeggiano il crollo del Bitcoin, dell’Ethereum e di tutte le crypto perché, finalmente, riescono a trovare schede video sul mercato e ad un prezzo (quasi) normale. Per oltre un anno, infatti, la corsa al rialzo delle monete virtuali ha contribuito alla fortissima scarsità di schede video sul mercato, visto che proprio le schede video di alto livello di Nvidia e di AMD, quelle migliori per i videogiochi, sono le migliori anche per “minare” le criptovalute. Cioè per eseguire i pesantissimi calcoli della blockchain sulla quale ogni crypto che si rispetti si basa. E più vale il Bitcoin e più vale la pena minarlo, anche se si consuma molta energia elettrica e se bisogna comprare molte schede video. Ma quando il Bitcoin vale poco, come per incanto, nessun miner compra più schede video.

Perché i miner usano le schede video

Le criptovalute si basano sulla blockchain, cioè la “catena di blocchi“. In pratica questa catena è una sorta di registro dove vengono annotati tutti gli acquisti e tutte le vendite della criptovaluta, che esce da un wallet (portafoglio virtuale) per entrare in un altro.

Questo registro non è centralizzato ma diffuso e, per tenerlo in piedi, serve una enorme mole di calcoli. Ancor di più ne servono per creare nuove monete (in gergo tecnico, per “minare” le criptovalute), perché tutto il processo è protetto da una robusta crittografia, che evita el truffe e dalla quale deriva in parte il termine di “criptovalute“.

Ben presto si è scoperto che, grazie alla loro architettura fortemente votata al “parallelismo” (cioè la capacità di fare lo stesso calcolo su più dati contemporaneamente), i chip delle schede video erano molto più veloci ed efficienti in questo tipo di calcoli. Quindi, i miner hanno ben presto capito che invece di investire 1 kWh di energia elettrica per creare poche monete virtuali con le CPU classiche dei computer era molto più conveniente investire lo stesso kWh in calcoli della GPU delle schede video.

Appena si è capito tutto ciò è partita la corsa all’acquisto delle schede video che, in pochissimi anni, ha portato alla quasi totale sparizione di queste componenti dal mercato. Tanto che AMD ed Nvidia hanno dovuto reagire impostando dei blocchi ai software per minare i Bitcoin (ben presto aggirati) e lanciando nuove linee di prodotti specifiche per i gamer (che non sono bastate).

Bentornate schede video

Al momento le schede video per i videogiochi più potenti sul mercato sono le Geforce RTX 3090 Ti di Nvidia, che costano tantissimo (a partire da 2.249 euro) e le AMD Radeon RX 6950 XT (a partire da 1.281 euro). I miner, però, di spesso comprano anche schede di fascia medio alta e le usano in parallelo: con più schede che lavorano insieme spendono di meno e ottengono più risultati.

Così più alla portata del gamer “normale“, quelle tra 300 e 600 euro di prezzo, erano sparite dal mercato. Ora, però, sono tornate disponibili e a prezzi accettabili: tra il 90% e il 120% (in base al modello) del prezzo consigliato dal produttore, una forbice ragionevole che permette ai gamer di comprare una scheda grafica di ultima generazione.

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