Chatbot AI e salute mentale, quali sono i pericoli per i giovanissimi
Sempre più giovani usano i chatbot AI per avere assistenza psicologica. Il parere degli esperti sui rischi che si corrono affidandosi a strumenti del genere
Il settore dei chatbot basati sull’intelligenza artificiale sta vivendo un periodo di crescita incredibile e tra le applicazioni più discusse ci sono sicuramente quelle legate alla salute. In molti paesi del mondo, infatti, moltissimi utenti, soprattutto giovanissimi, utilizzano queste tecnologie nel campo della salute mentale e dell’assistenza psicologica, sollevando diversi dubbi su questioni etiche e pratiche.
Se da un lato l’accessibilità e la convenienza di questi strumenti può essere un richiamo per molte persone, dall’altro gli operatori sanitari esprimono serie preoccupazioni riguardo alla loro capacità di fornire un adeguato supporto terapeutico.
Chatbot AI e salute mentale, un fenomeno in crescita
La fiducia nell’AI sta crescendo e su TikTok spopolano i trend che vedono ChatGPT come un terapeuta personale che, “ascoltando” i problemi dei più giovani, si è dimostrato un efficace alleato per ridurre l’ansia.
Ciò che invoglia i ragazzi a confidarsi con un chatbot AI è essenzialmente l’accessibilità di questi strumenti che, come ben noto, sono disponibili anche in versione gratuita tramite la comoda app per smartphone. Un’alternativa a buon mercato, insomma, a un normale supporto psicologico con un professionista in carne e ossa che, soprattutto in certi paesi come USA e Regno Unito, può avere un costo piuttosto elevato e difficilmente accessibile ai giovanissimi.
Oltre a questo c’è anche il discorso su quella che viene considerata “l’assertività” di tool del genere, che si limitano ad ascoltare e a fornire risposte, senza giudicare in alcun modo. Per questo ragazzi e ragazze di tutto il mondo, chiacchierano con i chatbot AI, confessando loro tutti i propri segreti, proprio come farebbero con i loro amici.
Nonostante questo, i professionisti della salute mentale sollevano seri dubbi al riguardo. La critica principale è che i chatbot AI, pur potendo offrire quello che sembra essere conforto e supporto, mancano dell’empatia umana e dell’approccio personalizzato essenziale per un trattamento efficace. ChatGPT e altri strumenti del genere sono nati per sintetizzare informazioni da Google e non hanno sicuramente quell’approccio umano che può aiutare i giovani in un percorso psicologico.
Questo tool, dunque, simulano un supporto ma non sono in grado di gestire problemi di salute mentale complessi che potrebbero richiedere terapie e farmaci. Il pericolo maggiore, secondo gli esperti, sta proprio in questa mancanza di diagnosi e di prescrizione di eventuali farmaci che possono aiutare i pazienti.
Che ruolo può avere l’AI per la salute mentale
Gli esperti del settore, dunque, mettono in guardia i giovani sull’uso dell’intelligenza artificiale per la consulenza sulla salute mentale, evidenziando alcune “lacune critiche”. I chatbot AI, ad esempio, non sono progettati per gestire le situazioni più critiche e in alcuni pazienti a rischio suicidio o autolesionismo non riuscendo a interpretare in tempo i segnali che potrebbero salvare delle vite.
Nonostante questo, secondo altri esperti del settore alcuni aspetti dei chatbot potrebbero essere utili per coloro che necessitano di supporto psicologico. Ad esempio, l’IA potrebbe aiutare gli utenti a formulare domande da porre al proprio medico riguardo alcune condizioni specifiche. Possono, dunque, rivelarsi utili per ciò che sono stati progettati: affiancare gli utenti nel reperire informazioni e suggerimenti, ma non possono e non devono essere considerati come dei sostituti della terapia o della consulenza medica professionale.