Libero
SMART EVOLUTION

I chatbot di Meta diventano proattivi e contatteranno direttamente gli utenti

Meta sta testando chatbot IA capaci di scrivere per primi agli utenti. L'obiettivo è aumentare l'engagement, ma sorgono anche dubbi sulla sicurezza

Pubblicato:

Chatbot AI advertising Fonte foto: Hodoimg / Shutterstock.com

Nell’era dei social network e delle piattaforme digitali, l’intelligenza artificiale sta rapidamente passando dal ruolo di semplice strumento a quello di interlocutore attivo. I chatbot sono un esempio perfetto: un tempo confinati a risposte automatiche e fredde, si stanno trasformando in presenze sempre più sofisticate, capaci di dialogare, ricordare, suggerire e anche di iniziare conversazioni. Meta, l’azienda madre di Facebook, WhatsApp e Instagram, si prepara a introdurre proprio questa funzione: chatbot capaci di scrivere per primi agli utenti, senza bisogno che siano questi ultimi a dare il via alla conversazione.

L’idea di Meta: chatbot IA che scrivono agli utenti (e non solo il contrario)

Secondo documenti interni trapelati e visionati da Business Insider, Meta sta collaborando con una società di data labeling chiamata Alignerr per sviluppare chatbot personalizzabili capaci di inviare messaggi proattivi agli utenti.

Questo significa che i chatbot non saranno più passivi, ma inizieranno attivamente le conversazioni, magari per suggerire un film o chiedere come è andata la giornata, come farebbe un amico virtuale.

Un esempio concreto riportato dalla stampa statunitense è quello di un bot chiamato “Il Maestro della Magia del Cinema”, che potrebbe scrivere su Messenger, WhatsApp o Instagram frasi del tipo: “Spero che tu stia passando una bella giornata! Hai scoperto nuovi compositori o colonne sonore recentemente? Vuoi dei consigli per la tua prossima serata cinema?”.

La funzionalità è in fase di test e, stando alle informazioni al momento disponibili, sarà soggetta a limiti: i chatbot potranno inviare messaggi di follow-up solo entro 14 giorni dall’inizio di una conversazione e solo se l’utente ha inviato almeno cinque messaggi al bot in quel periodo.

Se l’utente non risponde al primo follow-up, il bot non insisterà ulteriormente. Inoltre, gli utenti potranno scegliere se rendere il proprio bot privato o condividerlo attraverso link, storie o mostrandolo sul proprio profilo.

Chatbot proattivi per aumentare l’engagement

L’obiettivo che Meta vuole raggiungere con questa novità è aumentare il tempo che le persone trascorrono nelle proprie app. Più messaggi significa più interazione, più presenza e, in ultima analisi, più occasioni di mostrare annunci pubblicitari.

Meta non è la sola a puntare su chatbot proattivi. Aziende come Character.AI e Replika da tempo permettono ai loro bot di avviare conversazioni spontanee, con l’obiettivo di creare vere e proprie “compagnie virtuali” per gli utenti.

Secondo stime contenute in documenti giudiziari, Meta prevede che i suoi prodotti AI genereranno tra i 2 e i 3 miliardi di dollari di ricavi già nel 2025, per poi raggiungere cifre astronomiche (fino a 1.400 miliardi) entro il 2035.

Una parte rilevante di questi profitti proverrà dalla condivisione dei modelli open source LLaMA, ma è già in discussione anche l’introduzione di annunci pubblicitari all’interno dei chatbot e formule in abbonamento.

I chatbot sono un rischio per la sicurezza?

Con l’aumento dell’interazione con i chatbot si amplifica anche il dibattito sui rischi, specialmente per quanto riguarda gli utenti più giovani o vulnerabili.

La società Character.AI, ad esempio, è attualmente coinvolta in una causa legale dopo che uno dei suoi chatbot sarebbe stato coinvolto indirettamente nella morte di un adolescente.

Meta, consapevole di queste criticità, ha pubblicato una serie di avvertenze: i chatbot potrebbero fornire risposte inaccurate o inappropriate e non devono essere utilizzati per prendere decisioni importanti.

Inoltre, Meta precisa che i suoi chatbot non sono professionisti qualificati e non possono sostituire un medico, uno psicologo o un consulente legale.