SCIENZA

Italia primo paese a sviluppare sistema complesso di satelliti

Il PNRR prevede un finanziamento importante per un sistema satellitare complesso e in grado di migliorare più servizi

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Russia, Stati Uniti, Cina: normalmente quando si parla di qualche innovazione o primato in ambito aerospaziale, sono questi i paesi che dominano in lungo e in largo, tranne poche eccezioni. E l’eccezione, una volta tanto, è italiana. Il nostro paese sta sviluppando un progetto piuttosto ambizioso per mandare in orbita alcuni satelliti nel giro dei prossimi tre anni. Si tratta di uno dei punti salienti del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il quale prevede uno stanziamento economico superiore al miliardo di euro per un sistema unico nel suo genere. Tra l’altro, il Belpaese sarò anche la prima nazione europea che intraprenderà questo cammino. Ma di cosa si sta parlando nello specifico?

A spiegare meglio i dettagli del progetto satellitare è stata Simonetta Cheli, a capo del Direttorato per l’Osservazione della Terra dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). L’obiettivo è quello di inviare le tecnologie nello spazio non più tardi del 2025. L’Italia, inoltre, farà da apripista al vecchio continente, coinvolgendo diverse aziende per dar vita a servizi di pubblica utilità e favorire la ripresa economica con un settore in grado di creare posti di lavoro. Si tratta di una costellazione di satelliti molto speciale, diversa da quelle “tradizionali”. In effetti, l’intero progetto è molto più complesso.

A cosa serviranno i satelliti

Le tecnologie in questione saranno dotate di strumenti ottici molto sofisticati e di radar, senza tralasciare l’ambito istituzionale e quello commerciale che dovranno essere modernizzati e incentivati. In poche parole, i satelliti italiani saranno al servizio di una serie di attività molto diverse tra loro. Ad esempio, serviranno a sorvegliare con maggiore attenzione le coste, ma anche a monitorare la qualità dell’aria, tenendo conto del fatto che spesso è anche il turismo spaziale a inquinare parecchio. Inoltre, la gestione delle risorse idriche diventerà più semplice, senza dimenticare la cosiddetta “agricoltura di precisione”, il controllo dei terreni e dei loro eventuali smottamenti, il rilevamento di incendi e il supporto ad operazioni di soccorso durante le catastrofi naturali.

Piccole e medie imprese da coinvolgere

Il progetto ha preso già forma, anche se bisognerà attendere qualche mese per le prime firme con le società interessate. Si parla dell’inizio del 2023, dunque tra un anno esatto, per il coinvolgimento dei soggetti economici italiani, prestando particolare attenzione alle potenzialità delle piccole e medie imprese. Il nostro paese non rimarrà comunque da solo, visto che l’iniziativa è aperta a collaborazioni con altri Stati. Inoltre, saranno gli studenti italiani a scegliere il nome del sistema satellitare, prima dello sviluppo vero e proprio. Si dice sempre che la fretta è cattiva consigliera, eppure in questo caso i tempi di lavoro non possono che essere rapidi.

Si è già detto del 2025 come dell’anno in cui debutterà il sistema complesso di satelliti: 36 mesi passano in fretta e non bisognerà sottovalutare nemmeno un dettaglio dell’iniziativa. La piena operatività delle tecnologie, poi, verrà raggiunta con tutta probabilità nel 2026, l’anno che è stato indicato come quello finale dell’intero progetto. Satelliti come quelli descritti in precedenza sono diventati il pane quotidiano di una nazione in rampa di lancio nel settore aerospaziale come la Cina, specializzata ormai in costruzioni satellitari in grado di monitorare qualsiasi cambiamento climatico in modo accurato.

Simone Ricci

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