SCIENZA

Una lingua di fuoco ha squarciato il cielo: cosa è successo

Una lingua di fuoco, una sorta di clessidra gassosa accesa di violente luci, intense e quasi spaventose: lo spettacolo magnifico che si è parato davanti agli scienziati, in realtà, non racconta una storia di distruzione ma di nascita

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Fonte: NASA/ESA/CSA James Webb Space Telescope

Negli ultimi anni le scoperte astronomiche sono state molteplici: il cielo, un pezzo dopo l’altro, si sta rivelando ai nostri occhi come non è mai successo prima. Così facendo, la nostra volta celeste svela alcuni avvenimenti che hanno un impatto (anche visivo) straordinario: l’esempio perfetto è una lingua di fuoco che ha squarciato il cielo, una clessidra ardente e bruciante la cui immagine suscita allo stesso tempo ammirazione e timore.

I suoi colori accesi e i suoi contorni lasciano infatti intendere che si tratti di un’esplosione devastante, totalizzante. E, in effetti, per certi versi, lo è. Solo che questa esplosione non parla di morte né di distruzione: al contrario nasconde la nascita di un corpo celeste, pronto a muovere i suoi primi passi nel cielo.

La lingua di fuoco e la formazione di una stella

Ma cos’è successo, nello specifico? Un team di ricercatori internazionale stava conducendo degli studi sulle nebulose oscure. Per chi non lo sapesse, questi densi accumuli di idrogeno molecolare ed elio sono fra gli oggetti stellari più freddi in assoluto, dato che tutto intorno a loro si fonde, brucia ed esplode. Se all’interno delle nebulose oscure, però, si trovano dei corpi celesti brillanti, si può assistere a degli spettacoli davvero suggestivi.

Fra i più particolari e i più ricercati in assoluto ci sono i processi di formazione stellare. Generalmente, infatti, le stelle “nascono” nelle regioni più fredde e dense delle nubi molecolari, perché l’alta densità dei loro gas, insieme alla pressione degli stati esterni della nube e alle temperature gelide, crea le cosiddette condizioni di “instabilità gravitazionale”, che potremmo considerare l’inizio del “parto” che conduce alla nascita di una stella.

Ecco, mentre analizzavano le nubi oscure i ricercatori dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea) si sono imbattuti nella lingua di fuoco. E hanno capito che si trattava proprio di formazione stellare che tanto a lungo avevano ricercato e voluto catturare.

La lingua di fuoco e la protostella

Trovandosi di fronte a uno spettacolo di luci così particolare, i ricercatori dell’ESA hanno condotto delle analisi. Effettivamente, la pressione del gas dentro la nube oscura del sistema L1527 IRS, che stavano osservando, sembrava non essere più in grado di contrastare il collasso gravitazionale che era in atto: tutte condizioni necessarie per la formazione della stella. Guardando tutto con attenzione, gli scienziati hanno rilevato la somiglianza fra la lingua di fuoco e una clessidra ardente.

E, guardando ancora meglio grazie all’uso della Near Infrared Camera ( NIRCam ) eccola lì: la protostella si trovava proprio al centro, nel “collo” della clessidra. Stando ai dati rilevati, pare che la stella neonata sia nelle primissime fasi della sua formazione. Il suo involucro contiene una piccola massa solare che emette continuamente polvere ed energia. Si suppone che la sua età sia di “soli” 300.000 anni, anche se occorre ancora fare degli studi per capirci di più.

L’immagine dell’ESA: una clessidra ardente

Inutile dire che questo spettacolo deve ancora essere approfondito ed è un’occasione unica per assistere alle primissime fasi di vita di una stella. Nella foto scattata dal James Webb Telescope è possibile guardare l’intero fenomeno, che prende le fattezze di una clessidra ardente. Le nuvole blu e arancioni, che prevalgono e dominano l’intera regione, delineano le aree cave che si creano quando gas, pulviscolo e altro materiale si allontana dalla protostella, scontrandosi con ciò che c’è intorno.

Tutti i vari colori, così vividi, sono da attribuirsi agli strati di polvere altamente energetici che si trovano tra la protostella e le nubi gassose. Le aree blu sono quelle dove la polvere stellare è più sottile: più spesso è lo strato di polvere, meno luce blu riesce a fuoriuscire, creando invece delle “sacche” di colore arancione. Il collo della clessidra altro non è che un disco protoplanetario, messo di taglio.

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