Libero
SCIENZA

Come una clessidra di fuoco è stata vista in cielo dal telescopio spaziale James Webb

Cosa ha formato una clessidra infuocata nello spazio? La risposta giunge dal telescopio James Webb

Pubblicato:

Clessidra di fuoco Fonte foto: NASA, ESA, CSA, STScI

Ogni volta non possiamo che restare ammirati dinanzi alla magnificenza dei risultati ottenuti dal telescopio spaziale James Webb. L’ultima fotografia pubblicata dalla Nasa non fa ovviamente eccezione sotto tale aspetto. Una finestra sull’universo che ci ospita, in grado di ampliarci la mente e spingerci ad ambire sempre più a nuovi traguardi. Per dirla in parole semplici, cono stati immortalati dei “fuochi d’artificio cosmici”. Per capire di cosa si tratta, continuate a leggere.

Fuochi d’artificio cosmici

Come definire altrimenti le immagini fornite dal telescopio spaziale della Nasa, dell’Agenzia spaziale europea e dell’Agenzia spaziale, se non spettacolari. James Webb lo ha rifatto, ha provocato una generale infatuazione per quanto prodotto.

Nell’oscurità dell’universo, ha saputo immortalare quelli che possono essere definiti come fuochi d’artificio cosmici. Si ha davvero l’impressione di star ammirando un’esplosione scoppiettante. Come se qualcuno, neanche fossimo nell’universo illogico e privo di regole di Douglas Adams (Guida galattica per autostoppisti), avesse di proposito piazzato differenti postazioni da far esplodere al momento giusto.

Se fosse questo il caso, ci sarebbe soltanto da ringraziare tale figura misteriosa, perché il risultato è stato più che apprezzato. L’immagine è stata scattata dall’occhio a infrarossi del telescopio, ovvero il Miri. Grazie a tale strumento si è in grado di spingersi alle lunghezze d’onda del medio infrarosso. Qualcosa di invisibile dalla Terra.

Si tratta di getti di materia sparati da una stella in formazione, sita nella costellazione del Toro. Il tutto a 460 anni luce dal nostro pianeta, circa. L’effetto, volendo dargli una logica terrestre, è quello di una clessidra variopinta di dimensioni impensabili.

Dal punto di vista cromatico, a dominare è il blu. La maggior parte dei getti è di questo colore e il motivo è la presenza di composti organici specifici, gli idrocarburi policiclici aromatici. È ciò che possiamo individuare, ad esempio, nel petrolio. L’area centrale, invece, è caratterizzata da sfumature rossastre. In questo caso il motivo è da rintracciare in uno strato di gas e polvere che circonda la protostella. Infine, osservando alcune zone intermedie bianche, si evidenzia la ragione in una miscela di idrocarburi, gas ionizzato e altre molecole.

La materia di una stella

Nessun omino con l’asciugamano stretto tra le mani, in stato confusionale e pronto a rendere ancora più caotico l’universo, dunque. “Soltanto” una stella in formazione. L’effetto dei fuochi d’artificio, per così dire, continuerà a essere generato da questo astro, fino a consumare e dissipare la maggior parte della nube che lo circonda. Lentamente, dunque, quanto immortalato dal telescopio spaziale svanirà.

Lo spettacolo pirotecnico spaziale non sarà più visibile dopo il termine massimo di accrescimento. A quel punto potremo distinguere in maniera più semplice la stella, anche grazie all’ausilio dei “semplici” telescopi che operano con la luce visibile. Sarà comunque uno spettacolo, certo, ma decisamente meno unico nel suo genere. Grazie a Webb, dunque, abbiamo modo di poter osservare, studiare e analizzare nel dettaglio tali processi di evoluzione. Questo è soltanto uno dei tanti pregi di questa macchina straordinaria. Il motivo per il quale ormai da anni abbiamo modo di leggere notizie di scoperte che la vedono protagonista. Sarà di fatto un trauma per tutti quando “andrà in pensione”.

Libero Shopping