SCIENZA

Marte, Curiosity potrebbe aver trovato tracce di vita

Il rover della Nasa ha trovato un isotopo di carbonio, e gli scienziati si interrogano sulla sua provenienza: potrebbero esserci tracce di vita su Marte, secondo Curiosity

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La cantava David Bowie, è l’argomento di decine di film e di altrettanti romanzi, e gli scienziati ci riflettono da anni. Ma la vita su Marte è diversa, agli occhi della cultura pop e degli astrofisici.

La vita su Marte che gli scienziati cercano è quella di base, anche perché le condizioni di vita sul Pianeta Rosso sono proibitive. Ma ogni piccolo indizio può essere fondamentale: per quello è così importante la possibile traccia di vita trovata da Curiosity, uno dei rover che solcano la superficie di Marte.

La scoperta di Curiosity

Il piccolo rover della NASA, che ha fruttato agli scienziati sulla Terra molte altre scoperte importanti, potrebbe aver trovato le prime tracce di vita su Marte. In particolare, ha trovato un isotopo del carbonio che sulla Terra è molto abbondante e soprattutto è associato a processi biologici: è la base delle molecole organiche e della vita per come la conosciamo.

La scoperta è recente, ma il materiale raccolto da Curiosity risale a qualche tempo fa: nell’agosto del 2012 il rover infatti aveva prelevato 24 campioni di roccia da cinque punti diversi del cratere di Gale. Li aveva analizzati nel piccolo laboratorio che ha installato a bordo, scaldandoli fino a 850° per favorire il rilascio di gas metano. A quel punto il gas è stato analizzato con uno spettrometro apposito che il piccolo gioiello della NASA ha installato a bordo. Poi, la grande scoperta: carbonio 12 in quantità piuttosto elevate, rispetto a quello trovato nell’atmosfera di Marte e nei suoi meteoriti.

Curiosity ha poi mandato i risultati a casa, sulla Terra. Lì sono stati analizzati da un team di scienziati del Centro Goddard della NASA e della Penn State University. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica dell’Accademia americana delle Scienze.

Le conclusioni degli scienziati

Gli scienziati che hanno lavorato sui dati spediti da Curiosity si sono interrogati sulle possibili origini del carbonio 12 trovato sulla superficie del Pianeta Rosso.

La prima conclusione a cui sono arrivati è quella secondo cui il carbonio deriva da batteri molto antichi presenti sulla superficie di Marte: forme di vita che hanno rilasciato particelle di metano (che è formato da un atomo di carbonio e 4 atomi di idrogeno) nell’atmosfera, dove la luce ultravioletta le avrebbe rese più grandi e complesse, facendole precipitare sul pianeta. A quel punto si sarebbero depositate sulle rocce e sulla polvere.

La seconda teoria dice che il carbonio 12 potrebbe essere derivato dall’interazione tra la luce ultravioletta e l’anidride carbonica, entrambi presenti nell’atmosfera di Marte. Le molecole nate da questa interazione sarebbero poi, come nel caso precedente, precipitate sulla superficie del pianeta.

Come terza e ultima conclusione – e questa, lo ammettiamo, è la più affascinante – gli scienziati ipotizzano che il carbonio 12 potrebbe derivare da una gigantesca nube interstellare ricca di questo elemento, che il Sistema Solare avrebbe attraversato nei suoi primissimi anni di vita. Un evento molto raro, che lo rende ancora più affascinante.

Sono tutte e tre teorie, che per essere verificate hanno bisogno di ulteriori dati che per il momento gli scienziati non hanno. Curiosity e il suo collega Perseverance avranno, insomma, ancora da lavorare.

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