Individuate delle crepe su Marte, l'origine non è chiara
Alcune strane crepe su Marte sono state immortalate dall'attivissimo rover Curiosity e hanno destato subito l'interesse degli studiosi: di che cosa si tratta?

Nel cuore del cratere Gale, il rover Curiosity della NASA continua la sua straordinaria esplorazione del paesaggio marziano. Durante i sol 4532 e 4533 (equivalenti al 5 e 6 maggio 2025 sulla Terra), Curiosity ha percorso circa 29 metri nella zona soprannominata Polygon Heaven, una fascia di terreno particolarmente ricca di strutture poligonali incise nella roccia madre di Marte. Queste crepe attirano da tempo l’attenzione degli scienziati, ma la loro origine resta ancora incerta.
Fratture da disseccamento o tracce d’acqua?
Le ipotesi in ballo sono due. Secondo la prima, le fratture da disseccamento potrebbero essersi formate miliardi di anni fa, quando il clima di Marte cominciava a diventare arido. In alternativa, potrebbero derivare da processi idrogeologici successivi, durante i quali acqua sotterranea su Marte ha attraversato la roccia, lasciando tracce del suo passaggio.
In entrambi i casi, le crepe su Marte sono considerate come veri e propri archivi geologici, preziosi per comprendere l’evoluzione climatica del pianeta. Per cercare risposte, gli scienziati stanno sfruttando il tempo limitato che ogni “Touch and Go” consente – cioè un’operazione in cui il rover si attiva alle 9 del mattino (ora locale marziana), raccoglie dati e riparte intorno alle 14. Una corsa contro il tempo in cui ogni secondo conta.
Analisi ravvicinata con strumenti di precisione
Curiosity è dotato di un arsenale scientifico avanzato. In questi giorni, ha eseguito una breve integrazione con lo spettrometro APXS sul bersaglio spazzolato Encinitas, situato in un’area priva di poligoni, utile come termine di confronto. Il microscopio MAHLI ha fornito immagini dettagliate della superficie.
In parallelo, il sistema ChemCam, che utilizza lo spettroscopio LIBS, ha analizzato una vena lunga circa 30 centimetri chiamata Jack Creek, sospettata di avere un legame con le strutture poligonali. Anche in questo caso, sia Mastcam che MAHLI hanno documentato la zona con immagini ravvicinate.
Al di fuori dell’area di lavoro immediata, Curiosity ha osservato bersagli come Loma Verde, situato su un piccolo blocco rovesciato, e Temescal Canyon, una zona estesa di roccia madre con geometrie poligonali più complesse. Inoltre, ChemCam ha scattato immagini a lunga distanza di un’area chiamata Agua Tibia, prossima alla formazione circolare Torote Bowl, monitorata regolarmente dal sol 4486.
Verso le enigmatiche strutture a reticolo
Una delle mete più attese è quella delle cosiddette boxwork structures, cioè strutture a reticolo o a graticcio, che Curiosity si prepara a raggiungere nei prossimi spostamenti (con una percorrenza prevista di circa 26 metri). Queste formazioni, costituite da vene mineralizzate che si intersecano in modo tridimensionale, sono estremamente rare sia sulla Terra che su Marte, e potrebbero fornire indizi fondamentali sull’antica presenza di acqua liquida nel sottosuolo.
Un pianeta inciso dal tempo
L’indagine condotta da Curiosity in questo tratto di terreno rivela un mosaico di condizioni ambientali che si sono sovrapposte nei secoli. Ogni frattura da disseccamento o vena mineralizzata registrata dal rover è un tassello nella storia geologica marziana. Analizzare crepe su Marte non è solo una curiosità scientifica: è un modo per decifrare il passato di un pianeta che potrebbe aver avuto, in tempi remoti, le condizioni necessarie per ospitare la vita.