La Muraglia Cinese è coperta di muschi e licheni: sotto di essi, la scoperta sensazionale
La biocrosta, una sostanza "vivente", sembra essere in grado di proteggere la Grande Muraglia Cinese dalle intemperie: scopriamo di che cosa si tratta.
Una delle opere umane più suggestive è la Grande Muraglia Cinese, oltre 21mila km che costituiscono una maestosa fortificazione, oggi inserita tra i Patrimoni UNESCO e tra le sette meraviglie del mondo moderno. Sebbene sia stata costruita a partire dal 215 a.C., mostra un incredibile stato di conservazione. È senza dubbio merito degli ingenti sforzi degli archeologi, che lavorano incessantemente da decenni per proteggere questo prezioso gioiello, testimonianza dell’ingegno dell’uomo. Ma se ci fosse anche qualcos’altro a contribuire alla difesa dell’imponente muraglia?
Cos’è la biocrosta, che ricopre la Muraglia Cinese
Avete mai sentito parlare di biocrosta? Si tratta di quell’insieme di microrganismi come muschi, licheni, batteri, funghi e altre piccole specie vegetali che crescono naturalmente su praticamente qualsiasi superficie esposta agli agenti atmosferici. La biocrosta ha un ruolo fondamentale per l’ecosistema, soprattutto negli ambienti aridi dove limitano l’erosione del suolo, proteggendolo dal vento e dalla pioggia, offrono un punto di stoccaggio dell’acqua e producono nutrienti indispensabili per altri organismi.
La Grande Muraglia Cinese, pur non essendo un elemento naturale ma un’opera dell’uomo, non è esente dalla presenza di questi microrganismi. Per anni, gli scienziati si sono interrogati sul fatto che questa biocrosta potesse essere un fattore di protezione o, al contrario, un pericolo per la Grande Muraglia: alcuni esperti, infatti, temevano che i processi fisici e chimici coinvolti nella crescita di tali organismi potessero agire come una forma di esposizione agli agenti atmosferici, compromettendo l’integrità delle strutture sottostanti. È quindi necessario provvedere a rimuovere la biocrosta da questo incredibile monumento dell’umanità?
Il nuovo studio sulla Grande Muraglia Cinese
Un recente studio, condotto da ricercatori internazionali e pubblicato su Science Advances, potrebbe finalmente risolvere questo annoso dibattito. Per ottenere informazioni il più possibile dettagliate, gli scienziati hanno condotto un’indagine approfondita su circa 600 km della Grande Muraglia, scegliendo soprattutto quei segmenti sottoposti a climi più secchi e aridi. In queste zone, gli agenti atmosferici hanno spesso compiuto ingenti danni, spazzando via – talvolta persino fino alle fondamenta – intere sezioni di fortificazioni. Tra le strutture ancora in piedi, realizzate in terra battuta, gli esperti hanno scoperto che più di due terzi erano ricoperti di biocrosta.
In particolare, la composizione di tale strato “vivente” vedeva coinvolti soprattutto muschi e cianobatteri, con occasionale presenza di licheni. Analizzando campioni di muro al di sotto della biocrosta, i ricercatori hanno scoperto che erano meno porosi e si sgretolavano meno facilmente rispetto al materiale raccolto nei punti in cui non vi erano i muschi. È possibile che le radici e i filamenti di questi microrganismi contribuiscano in piccola misura a danneggiare le strutture, ma per gli scienziati i benefici (ovvero la capacità di legare le particelle di terra battuta) superano di gran lunga i rischi.
“La funzione protettiva della biocrosta prodotta dalla loro riduzione dell’erosione è molto maggiore del potenziale biodeterioramento causato dalla loro alterazione biologica, rendendo il primo un aspetto più degno di nota e importante nella protezione di questo patrimonio terrestre” – si legge nelle conclusioni degli esperti. Bisognerà tuttavia trovare un equilibrio, anche sulla base della parte estetica della Grande Muraglia Cinese: i turisti non si aspettano infatti di vedere le mura interamente coperte di muschi e licheni.