Netflix condiviso: bloccarlo è più illegale che permetterlo?
Il piano per impedire la condivisione di Netflix non convince tre deputati del Portogallo, che chiedono al loro Governo di verificare se la privacy sia rispettata
Il piano di Netflix messo in campo per bloccare la condivisione degli abbonamenti inizia a incrociare i primi ostacoli legali. A partire dal Portogallo, il primo Paese europeo (insieme alla Spagna) in cui entrerà in vigore il blocco a partire dal prossimo 22 febbraio.
Nel Paese iberico tre deputati del Partito Socialista hanno presentato una interrogazione parlamentare al governo sulla possibile illegalità e incostituzionalità di questa stretta della piattaforma di streaming, che spera di ridurre le perdite economiche causate dalla condivisione degli account ma che, secondo i deputati, sta violando palesemente la direttiva europea sulla privacy GDPR.
Netflix e privacy: i controlli sugli utenti
Al centro dell’interrogazione parlamentare presentata dai deputati socialisti Paulo Araújo Correia, Hugo Oliveira e Hugo Carvalho e riferita dal Jornal de Notícias (JN), c’è la tutela della privacy secondo il GDPR, il Regolamento generale sulla protezione dei dati che non consente di entrare nel merito della “vita privata dei consumatori“.
Il fatto è che Netflix, per verificare se un utente appartenga o meno ad un “nucleo domestico“, dovrà controllare l’indirizzo IP del dispositivo usato per vedere film e serie TV e dovrà monitorare l’attività dell’account per intercettare il luogo da cui l’utente sta guardando, al fine di intercettare l’eventuale condivisione e bloccare lo streaming.
Infatti, con il nuovo piano anti condivisione dell’abbonamento, Netflix vuole evitare che gli utenti prestino il proprio account a qualche amico o parente per guardare film o Serie TV in un luogo diverso da quello che è stato assegnato o dichiarato dal sottoscrittore ufficiale.
Ad esempio: un papà abbonato a Netflix non può più condividerlo col figlio studente fuorisede in un’altra città ma deve acquistare un “membro extra” per il nucleo domestico, da aggiungere al suo abbonamento esistente. Per fare ciò, ovviamente, Netflix deve sapere con quali dispositivi si collega il padre, e da dove, e con quali si collega il figlio, e da dove.
Sono però tollerati i brevi spostamenti dalla sede di residenza dell’abbonamento, ad esempio durante i periodi di vacanza. Ma se i periodi di visione dei contenuti Netflix da luoghi esterni alla residenza dichiarata diventano lunghi, allora scatta la richiesta di verifica dell’account.
E ciò vuol dire che Netflix non solo vuole sapere se siamo fuori casa, ma anche per quanto tempo ci restiamo. Per i tre parlamentari portoghesi, però, tutto questo è una violazione della privacy.
Netflix, spostamenti e Privacy
Proprio su questo punto, cioè sul controllo stringente dei luoghi da cui avviene la connessione, fanno leva i tre deputati secondo i quali Netflix sta cercando di esercitare un controllo sulla mobilità di tutti i soggetti coinvolti: “La procedura implica necessariamente l’uso di apparecchiature elettroniche di sorveglianza e controllo e la successiva elaborazione dei dati raccolti. Ciò implica una limitazione o una restrizione del diritto alla privacy, in particolare una restrizione della libertà di movimento, e per questo motivo questi dati includono informazioni sulla vita privata dei consumatori“.
Netflix ha gettato acqua sul fuoco e ha dichiarato che le informazioni raccolte per verificare gli account sono già in loro possesso, poiché usate per erogare il servizio. Ma, nel frattempo, Netflix sta già chiedendo gli utenti della piattaforma di definire in maniera esplicita entro il prossimo 21 febbraio la località dalla quale intendono usare il loro abbonamento.