SCIENZA

Cade la neve in Italia ad aprile e non è per niente un buon segno

La neve che sta cadendo (anche a bassa quota) in diverse zone d'Italia può sembrare un fenomeno suggestivo, ma è tutto fuorché un buon segno: è l'ennesimo "sintomo" del cambiamento climatico

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Fonte: Ansa

Sulla carta, poche cose sono romantiche come la neve: bianca, morbida e in grado di trasformare interi panorami in scenari quasi onirici, viene spesso associata a momenti di relax. Ciò però può essere (relativamente) vero quando le nevicate si verificano nei mesi freddi e in modi non troppo violenti: cosa succede, invece, quando sono del tutto fuori stagione e arrivano impetuose, travolgendo tutto ciò che incontrano e prendendo alla sprovvista intere regioni?

Se vivete in Italia sapete che questa domanda non arriva certo a caso: attualmente, infatti, la Penisola è interessata da fenomeni atmosferici gelidi, compresi temporali, tormente, nevicate a bassa quota e grandinate anche violente. Nel caso ve lo steste chiedendo, sì: tutti questi fenomeni fanno parte del cambiamento climatico che sta interessando il nostro pianeta, e dovremmo decisamente preoccuparci.

La neve in Italia e il cambiamento climatico

Nell’ultima settimana sono state diverse le regioni italiane dove si sono registrate nevicate: dal Trentino-Alto Adige (con fenomeni rilevanti soprattutto a ridosso del Brennero) alla Toscana, arrivando persino al massiccio montuoso del Gennargentu in Sardegna, i fiocchi di neve hanno coperto aree verdi e città, causando non poco scompiglio e provocando blocchi, rallentamenti, danni alle strade e incidenti.

Rientra esattamente in quello che è lo “schema” del cambiamento climatico. Spiegandolo in maniera estremamente semplicistica, tutto parte dal riscaldamento globale, che conduce a un aumento esponenziale delle temperature. Il calore in eccesso viene assorbito dagli oceani, che lo restituiscono all’atmosfera sotto forma di vapore acqueo.

Questo vapore acqueo torna poi alla Terra, provocando sbalzi di temperatura, eventi meteorologici imprevedibili, precipitazioni e gelide nevicate. Se si considera che fino a una settimana fa l’Italia era interessata da temperature record, che a febbraio avevano fatto parlare di primavera in anticipo, tutto torna.

Quando finirà il freddo?

Stando alle previsioni, l’ondata di freddo durerà ancora per qualche giorno. Addirittura, per tutto il 23 aprile e per l’intero 24 aprile ci saranno altre nevicate, soprattutto sugli Appennini. In generale, il Centro Italia sarà bersagliato da venti gelidi, piogge e temporali. Non andrà meglio sull’Appennino Settentrionale e sulle Alpi, dove si susseguiranno copiose nevicate. Leggermente più fortunato il Centro Nord e il Sud Tirrenico, che saranno “solo” bagnati dalla pioggia e colpiti da raffiche di vento non troppo violente.

Fino al 25 aprile le correnti artiche continueranno a circolare nel Paese e le temperature rimarranno piuttosto basse, se non addirittura rigide in alcune zone d’Italia. A partire dal 26 aprile, invece, la colonnina di mercurio dei termometri dovrebbe tornare a salire, stavolta in maniera leggermente meno repentina, perché si verificherà un aumento della pressione e un rinforzo dei venti caldi in risalita dal Nord Africa.

L’impatto degli sbalzi termici

I danni causati dal freddo non riguardano soltanto la salute pubblica né si limitano alle infrastrutture o agli impatti sulla viabilità. In Italia il cambiamento delle condizioni meteorologiche, avvenuto in maniera non certo graduale, ha portato e porta con sé dei risvolti anche nell’ambito produttivo.

Proprio di recente Coldiretti (Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani Diretti) ha lanciato un allarme sulle condizioni delle colture di frutta e la verdura in Italia, sempre più a rischio, ma non è tutto qui: gli sbalzi termici influiscono sugli ecosistemi, sul comportamento degli animali e sulla vita marina, alterando quelli che sono i comuni cicli riproduttivi e portando, per esempio, a risorse ittiche sempre più scarse. Esiste un modo per tornare indietro?

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