SCIENZA

Nuova scoperta sul "cuore" della Luna, potrebbe essere più secco del previsto

Un team di ricercatori cinesi ha analizzato alcuni campioni lunari, ipotizzando che il lato oscuro della Luna sia molto più arido di quanto si pensasse.

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Il lato nascosto della Luna, perennemente rivolto lontano dalla Terra, è sempre stato circondato da un alone di mistero che, però, nel tempo si sta sempre più dissipando. Sappiamo, infatti, che esistono delle differenze sostanziali rispetto a quello visibile dal nostro Pianeta: costellato da una maggiore densità di crateri, ha una crosta più spessa e meno “mari” lunari. Uno nuovo studio suggerisce che le differenze tra i due emisferi lunari potrebbero non essere solo superficiali, tutto grazie all’analisi di un prezioso campione lunare.

L’interno della Luna è inaspettatamente arido

Il nuovo studio dal titolo Water abundance in the lunar farside mantle è stato pubblicato su Nature il 9 aprile da un team di ricercatori cinesi. Questi hanno analizzato un campione lunare riportato sulla Terra lo scorso anno, rilevando delle potenziali differenze tra il cosiddetto “lato oscuro” della Luna e quello rivolto a noi, aprendo nuove prospettive sulla genesi e l’evoluzione del satellite.

Tutto è partito dalla missione cinese Chang’e-6, la prima nella storia a recuperare campioni dal lato inesplorato della Luna: nel giugno 2024, la sonda è riuscita a prelevare campioni di roccia dal bacino del Polo Sud-Aitken, il cratere più profondo del satellite, con l’obiettivo di verificare e quantificare la presenza di acqua.

Una volta arrivati sulla Terra, i ricercatori cinesi hanno cominciato ad analizzare i campioni di basalti lunari, alcuni dei quali risalenti a circa 2,8 miliardi di anni fa, appurando che contenevano olivina. Si tratta di un cristallo che si è formato nella lenta fase di raffreddamento del magma primordiale all’interno del satellite, che ha “intrappolato” preziose informazioni sulla composizione del mantello lunare.

Misurando la quantità di idrogeno presente nell’olivina, il team ha dedotto che la quantità di acqua presente all’epoca nel mantello era compresa tra 1 e 1,5 grammi per ogni milione di grammi di roccia lunare. Un calcolo che contrasta con le precedenti misurazioni effettuate su campioni provenienti dal lato più vicino della Luna, che avevano rivelato concentrazioni di acqua fino a 200 volte superiori.

Implicazioni per la formazione lunare

Ma cosa significa tutto questo? La differenza di concentrazione d’acqua tra i campioni suggerisce che il lato oscuro della Luna potrebbe essere molto più arido di quanto pensassimo. Sen Hu, ricercatore presso l’Accademia Cinese delle Scienze di Pechino e autore principale dello studio, ha parlato di “coincidenza coerente”, perché tale differenza sarebbe coerente – appunto – con le evidenti variazioni nelle caratteristiche superficiali dei due emisferi.

Lo studio cinese ha provato a ipotizzare il perché di tale “asimmetria” interna, sostenendo che l’impatto che ha generato il bacino del Polo Sud-Aitken potrebbe essere stato talmente potente e decisivo da aver spinto acqua e altri elementi volatili sul lato vicino della Luna, lasciando così il lato oscuro a secco. Ma è solo un’ipotesi, affiancata da un’altra spiegazione molto più “semplice”: i basalti raccolti dalla missione Chang’e-6 potrebbero provenire da una regione del mantello lunare intrinsecamente più profonda e secca.

Shuai Li, geologo planetario dell’Università delle Hawaii a Manoa, pur definendo i risultati “molto interessanti” ha posto un freno ai facili entusiasmi, evidenziando come l’interpretazione basata su un singolo campione sia di fatto insufficiente. Adesso non resta che attendere l’analisi e lo studio di ulteriori campioni per stabilire se l’interno del lato più lontano della Luna sia uniformemente arido e come in effetti la situazione varia a seconda dell’emisfero.

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