SCIENZA

Hanno fatto una nuova scoperta nello Spazio: ecco cosa sta succedendo a questi esopianeti

C'è un mistero che riguarda gli esopianeti e che, fino ad oggi, ha ossessionato gli scienziati: un nuovo studio potrebbe finalmente sciogliere l'enigma.

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Fonte: NASA, ESA, CSA, and D. Player (STScI)

L’Universo ha ancora moltissimi segreti da svelarci, ma con le più moderne tecnologie siamo in grado, finalmente, di erodere sempre più il velo di mistero che caratterizza lo spazio profondo. Abbiamo già scoperto circa 5.000 esopianeti, alcuni anche a distanze incredibili, e compreso meglio in che modo questi si siano evoluti. C’è tuttavia un enigma che ha sempre ossessionato gli scienziati, e forse adesso abbiamo trovato una risposta.

Il mistero degli esopianeti

Sebbene uno degli aspetti più affascinanti dell’esplorazione spaziale sia la ricerca di tracce di vita su altri mondi, lo studio degli esopianeti non è certo da meno. Gli astronomi ne hanno già un vasto catalogo su cui concentrare la loro attenzione, ed è proprio in questo ambito che è emerso un mistero. Si tratta delle dimensioni degli esopianeti: ce ne sono di giganteschi e di altri molto piccoli, tuttavia c’è una fascia in particolare che è rappresentata solo da pochissimi corpi celesti. Stiamo parlando di quelli compresi tra le super-Terre rocciose e i sub-Nettuno gassosi – ovvero che hanno dimensioni più grandi rispetto al nostro pianeta e più piccole rispetto a quelle di Nettuno.

“Gli scienziati hanno confermato il rilevamento di oltre 5.000 esopianeti, ma ci sono meno pianeti del previsto con un diametro compreso tra 1,5 e 2 volte quello della Terra. Gli esperti hanno ora dati sufficienti per dire che questo divario non è una coincidenza. C’è qualcosa che impedisce ai pianeti di raggiungere e/o rimanere di queste dimensioni” – ha affermato la ricercatrice Jessie Christiansen della Caltech, autrice di un nuovo studio pubblicato su The Astronomical Journal. In particolare, gli astronomi sono giunti alla conclusione che i pianeti, una volta diventati subnettuniani, subiscono un qualche fenomeno che ne causa il restringimento.

Perché gli esopianeti si stanno restringendo

L’ipotesi più interessante in merito al rimpicciolimento dei pianeti riguarda la loro perdita di atmosfera: alcuni sub-Nettuno, avendo una massa insufficiente e una forza gravitazionale poco intensa, non riuscirebbero a trattenere la loro atmosfera, riducendosi così alle dimensioni di una super-Terra. In che modo ciò accada, tuttavia, è stato per lungo tempo un mistero. Gli scienziati sono giunti a due teorie: quella della fotoevaporazione e quella della perdita di massa alimentata dal nucleo. Il nuovo studio ha scoperto delle prove a sostegno di quest’ultima.

Gli astronomi ritengono che la fotoevaporazione – ovvero la perdita di atmosfera dovuta alla presenza di radiazioni bollenti che provengono da una stella vicina – si debba verificare solo nei primi 100 milioni di anni di vita di un pianeta. Al contrario, la perdita di massa alimentata dal nucleo – che è provocata dalle radiazioni bollenti emesse dal nucleo, le quali “spingono via” parte dell’atmosfera planetaria nello spazio – dovrebbe avere luogo solo quando il pianeta ha circa 1 miliardo di anni. I ricercatori hanno dunque analizzato alcuni ammassi stellari compresi tra i 600 e gli 800 milioni di anni, per verificare l’esistenza di pianeti sub-nettuniani.

Le osservazioni hanno dimostrato che quasi tutte le stelle hanno almeno un pianeta dalle dimensioni simili a quelle di Nettuno: ciò significa che la perdita di atmosfera non avviene per fotoevaporazione – data l’età delle stelle, si sarebbe già dovuta verificare – bensì per perdita di massa alimentata dal nucleo. La controprova è stata ottenuta studiando alcuni ammassi stellari più vecchi di 800 milioni di anni, ovvero vicini alla soglia in cui dovrebbe iniziare a verificarsi il processo di cui abbiamo parlato. In questo caso, solo il 25% delle stelle presenta un pianeta sub-nettuniano: la perdita di atmosfera ha iniziato ad aver luogo.

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