SCIENZA

Presto le nostre auto potrebbero essere alimentate da whisky

I sottoprodotti della produzione di whisky possono essere usati come biocarburante, riducendo sia gli sprechi nella distillazione che le emissioni di Co2

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Muovere una macchina costa: in termini di denaro ma anche di impatto sull’ambiente, perché estrarre carburante ha un grosso impatto sulle emissioni, e lo ha anche bruciare carburante per far andare un veicolo.

Negli anni, abbiamo cercato soluzioni alternative, e alcune hanno preso piede: l’elettrico, per esempio. Esistono i carburanti sintetici, ma gli studi sono ancora alle prime fasi. Ci sono stati molti tentativi con i combustibili che derivano da materiali organici, come le piante, la soia o il burro d’arachidi. Tuttavia, le difficoltà sono evidenti: il costo, per esempio, ma anche il fatto che per produrli serve tantissimo terreno su cui bisognerebbe costruire impianti che contribuirebbero all’emissione di Co2.

La soluzione giusta è quella di usare gli scarti di qualche produzione. Su una in particolare gli esperti stanno lavorando: il whisky.

Una macchina che va a whisky

L’idea di usare questo distillato scozzese come sostitutivo del carburante è di Martin Tangney, fondatore della startup Celtic Renewables, che usa un processo di fermentazione per trasformare i sottoprodotti del whisky in prodotti biochimici che possono sostituire parte della benzina e del diesel usati nelle automobili.

L’azienda usa un processo noto come fermentazione acetone-butanolo-etanolo (ABE). Funziona così: alcuni batteri trasformano gli zuccheri del whisky e dei suoi liquidi di scarto in acidi, tramite scomposizione. Questi a loro volta vengono ulteriormente spezzettati in solventi come il butanolo e l’etanolo, che vengono aggiunti alla benzina o al diesel per far muovere un’auto.

È una tecnologia che funziona: Celtic Renewables lo ha dimostrato guidando una Ford alimentata con biobutanolo ricavato dal whisky. In realtà ci sono già veicoli alimentati a whisky che girano per la Scozia: la distilleria Glenfiddich usa un biogas che produce in autonomia partendo dai sottoprodotti del whisky. In questo modo alimenta alcuni dei suoi camion, riducendo le emissioni di carbonio del 90%.

Secondo Tangney, gli scarti del whisky possono essere usati per creare molto di più dei biocarburanti: per esempio come alternativa al petrolio nella plastica, nei cosmetici, nei prodotti farmaceutici, nell’abbigliamento e nell’elettronica. Intanto, la Celtic Renewables è al lavoro: ha costruito la prima bioraffineria scozzese l’anno scorso, e oggi ha riesce a convertire 50mila tonnellate di sottoprodotti del whisky in prodotti biochimici.

Un alcolico inquinante

C’è anche un altro importante vantaggio nell’usare il whisky come carburante per le auto: si salverebbe moltissimo materiale che altrimenti andrebbe sprecato.

Il whisky scozzese è il distillato più commerciato a livello internazionale: circa 44 bottiglie vengono spedite in tutto il mondo ogni secondo. Questo ha genera50 5,5 miliardi di ricavi da esportazione solo lo scorso anno.

Ma per ogni litro di whisky spedito, c’è un’enorme quantità di whisky sprecato: circa 2,5 chili di sottoprodotti solidi che si chiamano draff, 8 litri di liquido di scarto (il cosiddetto pot ale), e 10 litri di spent lees, un altro residuo acquoso. Quindi in totale 684mila tonnellate di scorie e oltre 2,3 miliardi di litri di pot ale ogni anno, secondo Zero Waste Scotland. Una parte viene usata per l’alimentazione degli animali, e una parte va in discarica o viene scaricata nei fiumi e negli oceani.

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