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SCIENZA

Litio, un tesoro nascosto nelle batterie: il progetto per recuperare la risorsa preziosa

Dentro le batterie c'è un tesoro nascosto: è il litio. Un progetto italiano ha scoperto come estrarlo dalle batterie esauste riducendo l'impatto ambientale e creando una risorsa

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Progetto per recuperare il litio dalle batterie Fonte foto: 123RF

Dentro le batterie c’è un tesoro nascosto: il litio. Elemento chiave delle batterie ricaricabili, rappresenta oggi una risorsa strategica tanto preziosa quanto difficile da reperire. Nasce un innovativo progetto per recuperarlo.

Un nuovo modo per estrarre il litio

La crescente diffusione di dispositivi elettronici e veicoli elettrici ha portato a un aumento esponenziale della domanda di litio, ponendo nuove sfide in termini di approvvigionamento e sostenibilità. Tuttavia, un innovativo progetto di ricerca condotto dall’Università di Brescia apre prospettive inedite per il recupero del litio da batterie esauste, riducendo drasticamente l’impatto ambientale e il consumo energetico.

Attualmente, il riciclo delle batterie agli ioni di litio avviene attraverso processi altamente energivori, che spesso comportano l’uso di sostanze chimiche aggressive. L’iniziativa italiana, denominata Caramel (New Carbothermic Approaches to Recovery Critical Metals from Spent Lithium-Ion Batteries), si propone di rivoluzionare questo scenario grazie a una tecnologia innovativa basata sull’impiego di un forno a microonde.

Questo metodo consente di recuperare fino al 90% del litio contenuto nelle batterie dismesse, eliminando completamente l’uso di acidi inorganici e riducendo il consumo energetico di oltre cento volte rispetto alle tecniche convenzionali.

Il cuore del processo risiede nella capacità della grafite, presente nelle batterie, di assorbire le onde elettromagnetiche e generare calore per effetto della polarizzazione degli atomi di carbonio. Questo consente di estrarre il litio in modo rapido ed efficiente, riducendo i tempi di trattamento a pochi minuti e operando a una potenza inferiore ai 1.000 watt. Un’innovazione che non solo migliora la sostenibilità del riciclo, ma apre la strada a una gestione più circolare delle risorse critiche.

Lo sviluppo di una filiera nazionale

L’importanza di questa ricerca s’inserisce in un contesto più ampio, legato agli obiettivi fissati dall’Unione Europea con il Critical Raw Act. L’UE ha stabilito che entro il 2027 almeno il 50% del litio contenuto nelle batterie esauste dovrà essere recuperato, con un incremento fino all’80% entro il 2031. Questi target ambiziosi sono fondamentali per ridurre la dipendenza dalle importazioni e garantire una maggiore autosufficienza nella gestione delle materie prime essenziali.

L’implementazione del progetto Caramel su scala industriale potrebbe rappresentare un punto di svolta per l’Italia, un Paese notoriamente povero di giacimenti di litio e di altre terre rare. Creare una filiera nazionale per il riciclo delle batterie non solo limiterebbe l’esposizione alle oscillazioni del mercato globale, ma rafforzerebbe anche il ruolo dell’Italia nella transizione energetica e tecnologica. Inoltre, lo sviluppo d’impianti dedicati al recupero del litio permetterebbe di ridurre l’impatto ambientale legato all’estrazione mineraria, spesso associata a elevati livelli d’inquinamento e a problematiche sociali nelle aree di sfruttamento.

Il progetto, finanziato dal ministero dell’Università e della Ricerca con oltre un milione di euro, si propone di raggiungere entro tre anni un impianto prototipale su scala industriale, con l’obiettivo di certificare la maturità tecnologica della metodologia e avviare una produzione su vasta scala. L’approccio innovativo sviluppato dall’Università di Brescia ha già ricevuto importanti riconoscimenti, tra cui l’Intellectual Property Award, che ha permesso all’ateneo di essere selezionato per l’Esposizione Universale di Osaka 2025, un evento di rilevanza globale dedicato all’innovazione scientifica e tecnologica.

Il progetto Caramel dimostra che dentro le batterie c’è un tesoro nascosto e che si può coniugare innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale, ponendo le basi per un’economia più circolare e resiliente. Se questa tecnologia riuscirà a essere adottata su larga scala, potrebbe rappresentare una svolta nella gestione delle risorse critiche, contribuendo a un futuro più sostenibile e indipendente per Paese e per l’intero continente europeo.

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