SCIENZA

Al via un'invasione "programmata" di sanguisughe: perché non è per niente preoccupante

In Scozia si lavora per la ripopolazione delle sanguisughe, che tornano ad avere anche un ruolo nel campo medico

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Pensare alle sanguisughe fa subito rabbrividire. È normale che sia così, dal momento che la mente pensa immediatamente al fatto che possano attaccarsi alla nostra pelle, in pratica cibandosi di noi. Per quanto un tempo fossero comuni nella pratica medica, oggi non vantano più lo stesso status, ovviamente. Si torna a parlarne a causa di una situazione davvero particolare in Scozia, dove si lavora per una loro reintroduzione controllata.

Qualcuno salvi le sanguisughe

Com’è possibile provare un sentimento che non sia il disgusto per le sanguisughe. Al di là dell’interesse scientifico, si tratta di cacciatori attratti dal sangue, armati di robuste mascelle, che nuotano verso umani e bestiame.

Un predatore che, sorprendentemente, si ritrova ora al centro di un programma di reintroduzione. Il tutto a opera di ambientalisti che lavorano in un piccolo laboratorio nelle Highlands della Scozia. Nel loro parco faunistico tutte le creature vengono tutelate e ciò comprende anche le sanguisughe, a quanto pare.

L’intenzione è quella di rilasciarne centinaia nei laghi e nei corsi d’acqua scozzesi. È il primo progetto di questo genere, atto alla ripopolazione dell’habitat, dopo centinaia d’anni dalla loro quasi totale scomparsa nell’area.

Nello specifico, gli scienziati dell’associazione di conservazione Buglife, e della Royal Zoological Society of Scotland, hanno catturato 14 esemplari di sanguisuga nei pressi di Oban, sulla costa occidentale. Si tratta di uno degli appena tre luoghi nei quali è noto siano sopravvissute queste creature nel territorio scozzese. La speranza è che riescano a riprodursi entro l’anno prossimo.

Il valore delle sanguisughe

È normale chiedersi quale possa essere il senso di tutto ciò, al di là di un’estrema voglia di preservare la natura in tutti i suoi aspetti. La massa fatica a comprendere un’azione di questo tipo, ovviamente.

Occorre precisare, però, come la sanguisuga medicinale, ovvero Hirudo medicinalis, sia è una delle 37 specie prioritarie protette nell’ambito del programma di conservazione Species on the edge, che viene gestito da NatureScot, agenzia governativa, e sette gruppi ambientalisti. Il loro operato coinvolge una serie di farfalle, uccelli, piante, pipistrelli e insetti. Tra loro trovano spazio anche le sanguisughe, che ci piaccia o meno.

Un tempo questa specie, quella medicinale indicata, era abbondante nel Regno Unito. È la più grande delle 17 specie note. Alla fine del 1700, però, il mondo medico ha perso interesse per il loro utilizzo e, dunque, per la loro proliferazione.

Al tempo venivano raccolte a milioni ed esportate in grandi quantità. Prima della medicina moderna, infatti, si riteneva che il sanguinamento da loro provocato, controllato, potesse contribuire a equilibrare gli “umori” del corpo, curando malattie di vario genere.

Alla perdita di interesse da parte dell’uomo si è aggiunta la distruzione degli habitat, che ha portato questa specie sull’orlo dell’estinzione nel Regno Unito. Per proliferare hanno bisogno di stagni e laghi poco profondi e più caldi, con ricca vegetazione e anfibi di cui nutrirsi, così come pietre per deporre le uova.

Ad ogni modo, per quanto sorprenda saperlo, il Servizio Sanitario Nazionale UK ha reintrodotto una tipologia di sanguisuga, la Hirudo verbana. Ciò perché i loro anticoagulanti naturali aiutano a mantenere il sangue in movimento durante le operazioni. La Hirudo medicinalis, invece, è esclusa dall’uso medico, data la sua rarità. In futuro, se tale progetto dovesse avere successo, si prevede un ritorno alle vecchie tradizioni, in parte.

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