SCIENZA

Relitti antichi e sconosciuti: ritrovamento eccezionale nel Mediterraneo

Finora non erano mai apparsi sui radar, ma giacevano sul fondale del Mediterraneo da secoli: una nuova spedizione ha trovato alcuni antichi relitti al largo della Sicilia.

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È incredibile quanti segreti ancora possano celare le profondità marine: di recente, una spedizione internazionale dotata di tecnologie all’avanguardia ha scoperto ben sei relitti che si celavano non in qualche punto imprecisato delle vastità oceaniche, bensì “a due passi da casa”. Il ritrovamento è infatti avvenuto nel mar Mediterraneo, al largo delle coste italiane. Ed è davvero sorprendente.

La spedizione nel Mediterraneo

Nel cuore del mar Mediterraneo, c’è una regione che è stata spesso coinvolta in drammatici incidenti, la maggior parte dei quali si è persa nelle cronache del passato. Si tratta del Banco di Skerki, un’imponente formazione rocciosa sottomarina che giace sui fondali del Canale di Sicilia, oltre il confine delle nostre acque territoriali. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il passaggio utilizzato dalle truppe dell’Asse per raggiungere l’Africa veniva chiamato la “rotta della morte”, proprio per i numerosi naufragi che vi ebbero luogo.

Non sorprende, dunque, che i fondali siano un vero e proprio “cimitero” di antiche imbarcazioni affondate nel corso dei secoli. Una spedizione condotta alla fine degli anni ’90 dagli archeologi marini Robert Ballard e Anna McCann aveva individuato una decina di relitti che si erano arenati tra gli scogli del Banco di Skerki. Seguendo le loro orme, un team di ricercatori internazionali provenienti da otto Paesi (Italia, Francia, Croazia, Spagna, Egitto, Algeria, Marocco e Tunisia) ha dato il via ad una nuova spedizione volta a ritrovare eventuali altri scheletri di navi rimaste incagliate nel Canale di Sicilia.

Grazie all’impiego di droni sottomarini e del sonar multibeam, in grado di scandagliare le profondità marine attraverso onde sonore e individuare così oggetti altrimenti invisibili, gli scienziati hanno trovato sei relitti che fino ad oggi non erano mai apparsi sui radar. La prima a riemergere dalle oscurità è una nave motorizzata lunga circa 74 metri, risalente con molta probabilità al XIX o al XX secolo. Accanto ad essa, una seconda imbarcazione in legno molto più piccola, di appena 15 metri, che dovrebbe risalire allo stesso periodo. Ma le sorprese non sono ancora finite.

Gli antichi relitti sul fondale marino

Andando ancora un po’ più in profondità, i ricercatori hanno notato la presenza di una terza nave – lunga più o meno 15 metri – che, stavolta, è decisamente più antica: dovrebbe essere affondata tra il 100 e il 200 a.C., in epoca romana. È invece avvicinandosi alle coste italiane che sono stati individuati altri tre relitti, sempre risalenti al periodo romano. Secondo gli esperti, sarebbero navi mercantili che solcavano i nostri mari nel corso del I secolo a.C., con il loro carico di anfore e ceramiche preziosissime. La missione, coordinata dall’Unesco, ha dunque avuto un grande successo.

Vittorio Sgarbi, Sottosegretario alla Cultura, è intervenuto a Parigi per presentare i risultati della spedizione: “L’Italia ha sostenuto questa importante campagna di ricerca e studio perché è la prima che traduce nella pratica i principi e i dettami della Convenzione del 2001 per la Protezione del patrimonio culturale subacqueo. Continueremo a garantire a questo tipo di missioni il necessario supporto finanziario, perché nei fondali del Mediterraneo c’è una parte importante del nostro patrimonio archeologico che va recuperato”.

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