È partita una missione per trovare il tesoro nascosto dei veri "Pirati dei Caraibi"
Tra armi, oggetti quotidiani e forzieri pieni di monete, il tesoro nascosto dei "Pirati dei Caraibi" potrebbe riemergere arricchendo soprattutto la nostra conoscenza

Una nuova spedizione archeologica nelle Bahamas potrebbe cambiare ciò che sappiamo sulla storia dei “Pirati dei Caraibi”. Un team internazionale di archeologi marini ha appena avviato una ricerca senza precedenti sui fondali dell’isola di New Providence, leggendario rifugio di corsari e fuorilegge tra il XVII e XVIII secolo. Si pensa ci sia un tesoro nascosto in fondo al mare, forse appartenente a pirati realmente esistiti come Barbanera, Henry Avery o Calico Jack Rackham. Questa missione potrebbe finalmente portare alla luce non solo oggetti di valore, ma anche frammenti concreti della vera storia dei pirati, ben diversa da quella raccontata nei film.
Un paradiso caraibico per i pirati
L’isola di New Providence, oggi famosa per le spiagge e il turismo, fu per decenni la capitale segreta della pirateria. Tra il 1690 e il 1730, decine di pirati si stabilirono qui, dando vita a quella che gli storici chiamano l’età d’oro della pirateria.
Henry Avery, celebre corsaro inglese, fece scalo a Nassau nel 1696 a bordo della sua nave, la Fancy, dopo aver messo a segno uno dei colpi più clamorosi della storia: l’assalto a una nave moghul carica di un bottino che oggi varrebbe oltre 100 milioni di dollari. Parte di questo tesoro fu usato per corrompere le autorità e trasformare Nassau in una base stabile per altri pirati.
Oggi la nave Fancy è tra i relitti più ricercati al mondo: il suo ritrovamento rappresenterebbe il coronamento di secoli di ricerche e la scoperta del “Santo Graal” dei relitti pirata.
Un progetto tra scienza e mistero
A guidare questa ambiziosa missione per trovare il tesoro nascosto dei veri “Pirati dei Caraibi” c’è il dottor Sean Kingsley, noto archeologo marino britannico, insieme al collega bahamense Michael Pateman. Il progetto, chiamato New Providence Pirates Expedition, si distingue per l’approccio multidisciplinare che unisce ricerca scientifica, divulgazione storica e valorizzazione turistica.
La missione è la prima ad avere l’autorizzazione ufficiale del governo delle Bahamas per indagare i fondali intorno a Nassau. Si stima che oltre 500 relitti giacciano nei dintorni, alcuni dei quali potrebbero appartenere a celebri “Pirati dei Caraibi”.
Cosa sperano di trovare gli archeologi? Non solo forzieri pieni di monete e gioielli. Gli studiosi puntano a reperti più “ordinari”, come pipe da tabacco, bottiglie di vino oppure oggetti personali, che possano raccontare la vita quotidiana dei pirati meglio di qualsiasi leggenda.
Come si riconosce una nave pirata?
A differenza delle navi militari o mercantili, un relitto pirata si riconosce proprio per la sua eterogeneità culturale. Una nave della marina inglese, ad esempio, presenterà resti tipici della produzione britannica, ma un vascello pirata potrà contenere ceramiche francesi, armi olandesi, monete arabe, e oggetti rubati da ogni parte del mondo.
Gli archeologi cercano anche armi tipiche dei pirati, come le famigerate “stinkpots” – ordigni incendiari lanciati sulle navi nemiche – e oggetti che “perdevano per caso” durante le loro celebrazioni sfrenate: pezzi da otto (monete d’argento spagnole dal valore internazionale), sigilli e utensili da cambusa.
Un documentario per far rivivere il mito
Parallelamente alla ricerca subacquea, è in lavorazione anche un documentario intitolato The Mystery of the Pirate King’s Treasure. Le immagini sottomarine porteranno per la prima volta il pubblico nei luoghi reali in cui i pirati terrorizzarono le Americhe, tra acque cristalline e relitti nascosti.
«Quello che succedeva a Nassau, restava a Nassau», afferma Kingsley. «Se vogliamo scoprire la verità, dobbiamo immergerci». Il fascino della pirateria, con le sue leggende e avventure, continua a stimolare l’immaginario collettivo. Ma ora, grazie alla scienza, finalmente potremo avvicinarci alla realtà dei fatti.
Un tesoro di conoscenza
Oltre alla caccia al tesoro, questa missione rappresenta un’occasione unica per arricchire il patrimonio culturale delle Bahamas e far conoscere al mondo il volto autentico dei veri “Pirati dei Caraibi”
Non si tratta solo di trovare un tesoro nascosto in fondo al mare, ma di restituire alla storia frammenti perduti di un’epoca tumultuosa e controversa. La vera ricchezza potrebbe non essere fatta d’oro, ma di conoscenza.