Scoperta a San Casciano, ritrovamento eccezionale in Italia: dal fango emerge un tesoro
Ricchissimo il tesoro archeologico rinvenuto nel fango di San Casciano. Gli esperti sono in estasi, tra statue in bronzo e pioggia di monete
Un vero e proprio tesoro si cela a San Casciano, che continua a garantire scoperte incredibili. Gli archeologi impegnati sul posto parlano di “sorpresa infinita”, ed è facile comprendere il loro entusiasmo. Dal fango, infatti, sono state riportate alla luce altre monete, numerosi gioielli, statue e l’aggiornamento che forse ha contribuito a rendere virale la notizia: serpenti.
Il tesoro di San Casciano
San Casciano dei Bagni è un piccolo Comune in provincia di Siena, in Toscana. Vanta meno di 1.500 abitanti, eppure di colpo tutt’Italia sta sentendo parlare di questa porzione di territorio. Il motivo è facilmente spiegato: sono state individuate corone, casse colme di monete, gioielli e statue di bronzo.
Un tesoro che porta dietro con sé numerose e antiche storie, tutte da scoprire. Nel fondo della vasca del Bagno Grande, etrusca prima e romana poi, gli archeologi hanno individuato elementi pregiati di vario genere. Attenzione rivolta soprattutto a numerosi serpenti in bronzo. Sono di vario tipo, con il più sorprendente che misura quasi un metro.
Il tutto è stato presentato dal capo del dipartimento archeologia, Luigi La Rocca, e dal ministro della Cultura, Alessandro Giuli. Una sorpresa infinita, l’ha definita Jacopo Tabolli, professore dell’Università per Stranieri di Siena, impegnato eccome in questa ricerca, che guida dal 2019. Non è però il solo. Al suo fianco infatti troviamo la direttrice dello scavo, Emanuela Mariotti, e la responsabile per la soprintendenza, Ada Salvi.
I serpenti di bronzo
Non erano stati realizzati con l’intento di spaventare, anzi. I serpenti in bronzo rinvenuti sembrano quasi sorridere, spiega Tabolli. Dei demoni buoni, degli agatodemoni, per dirla alla romana. Non si tratta di un ritrovamento unico, è bene chiarirlo. Parliamo infatti di una consuetudine, come dimostrano i reperti rinvenuti nei larari delle case di Pompei.
Interessante il posizionamento della grande serpe, individuata nel punto in cui sgorgava l’acqua. Un vero e proprio “genius loci”, che rappresenta la sacralità del liquido. Gli studiosi stanno analizzando il tutto e spiegano come fin dall’antichità i serpenti vengano associati alla divinazione.
Di fatto ciò conferma come si giungesse alla fonte per “avere un rapporto diretto con la divinità”. Si interrogava il serpente, in rappresentanza della fonte e dunque del divino, in merito al futuro colmo di ombre. “È come se le piccole serpi e l’agatodemone, con le acque che scorrono di continuo, portassero un messaggio alla divinità della fonte e a quelle della salute”. Ecco quanto spiegato da Salvi e Mariotti.
Altri ritrovamenti
Tante le offerte per le divinità restituite oggi dal fango. Sono infatti comparse delle ninfe (un esemplare in bronzo riporta un’iscrizione). Tantissime le uova di gallina, in alcuni casi sorprendentemente integre. Infine una pioggia di monete.
Un vero e proprio tesoretto, considerando come si superi quota 10mila unità. Tutte ammassate, come se fossero state poste in contenitori che i secoli hanno poi distrutto. Per quanto riguarda i gioielli, infine, spazio a delle corone d’oro, di cui però soltanto una integra (a forma di tenia). Riportati alla luce, poi, un anello con ambra e altri preziosi.
Gli archeologi sono stati inoltre rapiti dalla bellezza delle statue. Realizzazioni preziose, dai tratti finiti, con iscrizioni in etrusco o in latino. Messaggi dall’antichità che giungono fino a noi, quasi integri e del tutto ammalianti.