SCIENZA

Gli scienziati hanno creato l'amicizia in laboratorio: con un impianto nella testa dei topi

Alcuni scienziati sono riusciti a creare l'amicizia tra i topi di un laboratorio e questo può avere implicazioni positive per curare la depressione.

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Fonte: 123RF

La scoperta ha sicuramente dell’inquietante, non soltanto per i mezzi impiegati, ma soprattutto per il tipo di risultato ottenuto. Sembra infatti che “l’amicizia”, o comunque un forte impulso alla socializzazione, possa essere riprodotto in laboratorio. Anche se soltanto sugli animali (almeno per il momento).

I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Neuroscience e sono stati osservati, tra gli altri, dai neurobiologi della Northwestern University, di Evanston, una città vicino Chicago, in Illinois.

Cosa è successo di preciso?

Come hanno fatto gli scienziati a ricreare l’amicizia in laboratorio

Attivando un impianto neurale a contatto con il cranio di alcuni topi, gli scienziati sono riusciti a creare un’amicizia sintetica tra roditori. Che è scomparsa non appena la sinistra protesi è stata disattivata. In altre parole, l’impulso alla socializzazione degli animaletti da laboratorio è stato in qualche modo collegato a un interruttore, che poteva essere acceso (topi amici) o spento (topi indifferenti l’uno all’altro).

Il fatto che il chip possa essere messo in funzione da remoto è un elemento discriminante, perché consente agli ingegneri della Northwestern di tenere sotto controllo le cavie anche quando sono lasciate più libere, in modo da replicare modelli comportamentali più vicini a quelli che sarebbero stati osservati in natura.

Un altro aspetto riguarda la possibilità di caricare l’impianto tramite un sistema wireless. Ciò esclude la necessità di dover sostituire il meccanismo ogni volta che le batterie sono scariche, con implicite e non poco piacevoli conseguenze per i soggetti dei test.

Quali implicazioni (positive) può avere l’esperimento sulla ricerca

Ovviamente una ricerca del genere, indipendentemente dalle conclusioni di natura etica a cui può giungere ciascuno di noi (e che rientrano nell’argomento, infinitamente discusso, della sperimentazione animale), non è stata portata avanti per soddisfare il sadismo degli ingegneri.

Le implicazioni infatti spaziano dalla chirurgia alla neurologia. E riguardano, ad esempio, i benefici che un impianto cerebrale, insieme all’elettrostimolazione, può avere rispetto alla cura della depressione, naturalmente negli esseri umani. Non solo. La tecnologia messa a punto dagli ingegneri nordamericani potrebbe aiutare i pazienti ai quali è stato applicato un pacemaker gastrico o cardiaco, “per ridurre il carico dell’uso a lungo termine all’interno del corpo”, sottolinea uno degli autori dello studio.

Tra gli esperimenti in grado di aprire nuovi orizzonti alla ricerca, quello sullo sconosciuto sesto senso degli uomini. E a proposito di interfacce tra computer e cervello umano, c’è il software in grado di scrivere i pensieri.

Giuseppe Giordano

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