Scoperta incredibile in Italia: emerso un tesoro dal valore inestimabile
A Selinunte è stato scoperto un tesoro ricchissimo: oltre all'Agorà più grande del mondo, gli archeologi si sono imbattuti in amuleti e statuine
Soltanto 240 anni di “vita”, ma tanta storia da raccontare. Da qualche giorno l’antica città siciliana di Selinunte è tornata a far parlare di sé, prima per un ritrovamento ittico rarissimo, poi per quella che è stata definita l’Agorà più grande del passato, un autentico tesoro. Si tratta della località che attualmente corrisponde alla provincia di Trapani e che deve il suo nome all’abbondante presenza di sedano selvatico (“selinon” in greco).
L’Agorà che ha rivoluzionato le scoperte archeologiche italiane ha una dimensione di circa 33mila metri quadrati, ma il team di ricercatori si è imbattuto anche nelle rovine di uno dei primi luoghi sacri sfruttati dai coloni greci. I ritrovamenti sono stati numerosi, a partire da amuleti e stampi in pietra.
Gli scavi sono stati portati a termine da un team guidato da Clemente Marconi, avvalendosi di una collaborazione internazionale tra l’Università degli Studi di Milano e la Fine Arts della New York University, senza dimenticare il contributo dell’Istituto Archeologico Germanico. L’unione fa la forza e in questo caso ha consentito di definire con maggiore precisione i confini dell’Agorà che ha delle dimensioni ragguardevoli. Per farsi meglio un’idea, infatti, si sta parlando del doppio di Piazza del Popolo, uno dei luoghi più importanti di Roma, mentre la forma ricorda quella di un trapezio.
Una faglia d’acqua non casuale
Il dettaglio principale di questa Agorà a Selinunte è la tomba che si trova al centro, l’unico monumento presente che può essere considerato un ulteriore tesoro visto che sarebbe stato usato per seppellire il fondatore dell’antica città. Le scoperte non sono però finite qui. Gli archeologi sanno di poter scovare reperti preziosi nei luoghi più impensabili, come è accaduto durante la ristrutturazione di un asilo in Slovacchia, mentre per quel che riguarda Selinunte è facile far affiorare qualcosa di unico. Il team di ricercatori ha sottolineato l’importanza della faglia d’acqua che si trova sotto le fondazioni di uno dei templi, un segnale inequivocabile.
Altre scoperte
Come hanno avuto modo di spiegare i curatori degli scavi, la falda stessa è la testimonianza che i primi coloni greci di Selinunte sarebbero giunti nei pressi della parte meridionale dell’acropoli. Non è esagerato parlare di un tesoro ricchissimo quando si fa riferimento a queste scoperte. Sotto uno dei templi, infatti, è stata accertata la presenza di un recinto rituale che risale a 600 anni prima della nascita di Cristo, senza dimenticare una porzione di matrice in pietra che serviva per forgiare gli oggetti in bronzo. Tra le prossime esposizioni, poi, figurano altri due oggetti di valore inestimabile.
Il primo è un amuleto dalla forma che ricorda quella di un falco, a identificare con tutta probabilità Horo, una divinità dei cieli. L’altro consiste in una piccola statua che raffigura una sirena in miniatura e che è stata realizzata in avorio. La statuina, in particolare, era andata in frantumi e, a distanza di cinque anni, è stato possibile ricostruirla con estrema precisione. L’epopea di Selinunte è durata poco meno di tre secoli e ci si chiede cosa avrebbe potuto restituire al mondo se la sua storia fosse proseguita. È una domanda senza risposta, ma intanto il tesoro appena scoperto basta e avanza per avere una idea della sua grandezza.