SCIENZA

Scoperto buco nero stellare da record: è il più massiccio della Via Lattea

Un buco nero stellare, dormiente che è anche il più massiccio della Via Lattea: cosa sappiamo del corpo celeste scoperto per la prima volta dagli astronomi.

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Fonte: Media Inaf - Esa/Gaia/Dpac

Gli astronomi hanno scoperto nella Via Lattea un buco nero di origine stellare, dormiente e massiccio. Unico nel suo genere, è il primo che unisce insieme queste caratteristiche e la cui scoperta è stata possibile grazie alla missione Gaia dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). “Mai mi sarei aspettato di trovare un buco nero così massiccio, così vicino a casa nostra”, ha affermato il professore Pasquale Panuzzo a Media Inaf , ingegnere calabrese autore principale dello studio pubblicato su Astronomy and Astrophysics Letters.

Il buco nero stellare Gaia BH3

Lo studio pubblicato sulla rivista Astronomy and Astrophysics Letters, al quale hanno preso parte diversi ricercatori dell’Inaf (Istituto Nazionale di Astrofisica), descrive con accuratezza la nuova scoperta: un buco nero di origine stellare che si distingue per via delle sue caratteristiche, su tutte il suo “peso”. Si tratta, infatti, del più massiccio della nostra Galassia.

Grazie ai dati analizzati, su tutti quelli del Very Large Telescope dell’Osservatorio Europeo Australe (VLT) e di altri osservatori a terra, il team di astronomi ha potuto appurare che la massa di questo buco nero – chiamato Gaia BH3 – è ben 33 volte quella del sole. Come tutti i buchi neri di origine stellare, Bh3 si è formato dal collasso di una stella massiccia ma a differenza di quelli individuati finora nella Via Lattea è estremamente vicino alla Terra: si trova, infatti, a soli 2.000 anni luce di distanza nella Costellazione dell’Aquila.

“Nessuno si aspettava di trovare un buco nero di massa elevata in agguato nelle vicinanze, finora non rilevato – ha affermato il professore Pasquale Panuzzo, astronomo del Centro nazionale per la ricerca scientifica (CNRS) presso l’Osservatorio di Parigi -. Questo è il tipo di scoperta che fai una volta nella tua vita di ricerca”.

Uno degli aggettivi che gli astronomi hanno utilizzato per descrivere Gaia BH3 è “dormiente”. Significa che questo buco nero non emette radiazioni come fanno, invece, quelli “attivi” e che in sostanza non prende massa dai corpi celesti vicini. L’analisi dei dati ha consentito agli astronomi di conoscere di più sulla stella “compagna” di BH3 e su quella che è collassata per formare il buco nero, arrivando alla conclusione che è molto povera di metalli.

Le ultime e importanti scoperte sui buchi neri

“Buchi neri di questa massa sono stati osservati con le onde gravitazionali in galassie esterne, ma i modelli di evoluzione stellare non riescono a spiegarli, se non supponendo che siano formati da stelle massicce a bassa metallicità – ha spiegato Panuzzo all’Inaf -. Il nostro buco nero è dunque il primo scoperto nella nostra galassia equivalente ai buchi neri di grande massa osservati con le onde gravitazionali. Inoltre, il fatto che abbia come compagna una stella di bassa metallicità ci dice che anche lui è stato formato da una stella a bassa metallicità. Questa scoperta è quindi la prima conferma di quei modelli che spiegano i buchi neri di grande massa visti con le onde gravitazionali come dovuti a stelle di bassa metallicità”.

Lo studio deve ancora approfondire alcuni aspetti, su tutti il processo che ha portato alla formazione di questo sistema binario buco nero-stella con orbita larga. “Abbiamo compiuto il passo eccezionale di pubblicare questo articolo sulla base di dati preliminari prima dell’imminente rilascio di Gaia a causa della natura unica della scoperta”, ha aggiunto una delle autrici dello studio, Elisabetta Caffau, anche lei membro della collaborazione Gaia e scienziata del CNRS dell’Osservatorio di Parigi.

Ricordiamo che Gaia BH3 è il buco nero di origine stellare più massiccio della Via Lattea, ma il record spetta a Sagittarius A, un buco nero supermassiccio situato al centro della nostra Galassia con una massa circa quattro milioni di volte quella del Sole.

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