Un seme di 1.000 anni fa potrebbe riportare in vita piante ormai estinte
Nel deserto vicino Gerusalemme è stato scoperto un seme di mille anni in grado di germogliare: per la botanica e la salvaguardia delle piante è un passo importante
Nell’articolato mondo della botanica, la scoperta di un seme antico capace di germogliare dopo secoli rappresenta un evento tanto raro quanto straordinario.
Questo è esattamente quanto accaduto con un seme trovato in una grotta del deserto della Giudea, il quale potrebbe avere il potenziale per far tornare in vita specie estinte da anni.
Il seme che può far tornare in vita piante estinte
La storia inizia negli anni ’80, quando un gruppo di archeologi dell’Università Ebraica, impegnati in uno scavo nel deserto, rinvenne diversi semi antichi in una grotta. I granelli rimasero conservati per decenni, finché uno di essi non finì nelle mani di una ricercatrice di Gerusalemme, la dottoressa Sarah Sallon. Spinta dalla curiosità e dalla convinzione che alcuni semi possano mantenere la capacità di germogliare anche dopo lunghi periodi di inattività, la scienziata decise di piantarlo. Il risultato fu quasi un piccolo miracolo.
Il seme, che aveva attraversato un millennio di storia, riuscì a sbocciare, trasformandosi lentamente in una piantina. Tuttavia, nonostante il successo nel far crescere la pianta, la sua identità rimase un mistero. Non vi erano indizi chiari rispetto a quale specie appartenesse: tutti i botanici a cui Sallon mostrò la pianta erano perplessi. Nessuno riusciva a identificarla con certezza. Insomma, un evento piuttosto insolito per degli esperti del settore.
Questa incertezza spinse la dottoressa Sallon e il suo team a condurre ulteriori ricerche. La domanda principale era ovvia: cosa avevano effettivamente coltivato? Non si trattava solo di una curiosità scientifica, ma anche di una questione storica e culturale. Il seme aveva attraversato un lungo periodo di conservazione naturale e la sua sopravvivenza poteva fornire indizi non solo sulla botanica antica, ma anche sugli ecosistemi e sulle pratiche agricole delle civiltà passate.
Per tentare di risolvere il mistero, si decise di effettuare un’analisi al radiocarbonio sul chicco. Il risultato fu sorprendente: il seme aveva circa 1.000 anni. Nonostante questa scoperta, la pianta continuava a sfuggire a una classificazione precisa.
La pianta estinta e rinata
Il tempo passava e la piantina cominciava a crescere, sviluppando foglie e un tronco sempre più robusto. Nonostante ciò, l’identificazione restava sfuggente. Solo dopo diversi anni, un botanico riconobbe finalmente alcune caratteristiche familiari. La pianta apparteneva al genere Commiphora, un gruppo di piante celebre per la produzione di mirra e incenso, resine aromatiche utilizzate fin dall’antichità e menzionate persino nella Bibbia. Tuttavia, anche con questa informazione, la tipologia esatta di pianta rimase incerta. Il genere Commiphora conta, infatti, oltre 200 specie, molte delle quali non sono mai state studiate a fondo o potrebbero essere ormai estinte.
Il mistero di Sheba, come è stato affettuosamente soprannominato l’albero, continua a catturare l’interesse degli studiosi. Oggi, dopo 14 anni dalla sua germinazione, Sheba è alta circa 2,5 metri. Sebbene non si sappia ancora quale sia la sua specie esatta, alcuni scienziati ipotizzano che possa trattarsi di una varietà estinta, forse una pianta che un tempo fioriva nella regione prima di scomparire a causa di cambiamenti climatici o attività umane.
Sheba, oltre a essere una meraviglia botanica, è anche una sorta di finestra su un passato remoto. La possibilità di riportare in vita una pianta estinta grazie a un seme antico apre scenari affascinanti per la scienza moderna. Attraverso tecniche avanzate di conservazione e coltivazione, potremmo essere in grado di recuperare altre specie perdute, contribuendo a ricostruire ecosistemi antichi e a comprendere meglio la biodiversità del passato.
Il caso di Sheba evidenzia quanto poco sappiamo ancora sulla resistenza dei semi e sulle loro incredibili capacità di sopravvivere in condizioni estreme per lunghi periodi. Nonostante i progressi scientifici, il mondo naturale continua a riservare sorprese e misteri che attendono solo di essere scoperti.
Se un singolo seme può resistere per mille anni e, poi, dare vita a una pianta che potrebbe essere scomparsa dalla Terra per secoli, le implicazioni per la conservazione della biodiversità sono immense. Questo esperimento, frutto di un’inaspettata scoperta archeologica, apre nuovi orizzonti per la botanica.