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Un nuovo studio ha scoperto il segreto della longevità dei coccodrilli

Uno studio sui coccodrilli dimostra come siano sopravvissuti a due estinzioni di massa: ecco il segreto della loro (quasi) immortalità

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Longevità dei coccodrilli Fonte foto: 123RF

C’è un segreto ben celato nei coccodrilli, che merita d’essere studiato approfonditamente. Insieme ai loro “parenti stretti”, sono riusciti a superare ben due estinzioni di massa. Un nuovo studio svela uno dei motivi alla base della loro longevità evolutiva invidiabile: una flessibilità nello stile di vita che ha del sorprendente.

I coccodrilli (quasi) immortali

Uno stile di vita molto flessibile sarebbe alla base dell’incredibile longevità dei coccodrilli. Ciò potrebbe offrire nuove chiavi di lettura per la conservazione delle specie vulnerabili e oggi minacciate gravemente.

Erroneamente si ritiene che i coccodrilli siano rimasti immutati per milioni di anni. C’è chi pensa a queste creature come a dei “fossili viventi”. La realtà però è ben diversa e le analisi effettuate evidenziano una storia evolutiva molto dinamica.

Sappiamo che discendono da un gruppo chiamato crocodilomorfi, che è una linea evolutiva vecchia di 230 milioni di anni. Quest’ultima comprende:

  • coccodrilli;
  • alligatori;
  • gaviali.

A loro si aggiungono numerosi parenti ormai estinti. Stando a quanto evidenziato dallo studio pubblicato sulla rivista Palaeontology, i crocodilomorfi hanno attraversato ben due estinzioni di massa, uscendone indenni. Ma come si sopravvive all’apocalisse delle specie?

Il segreto dei coccodrilli

Le due grandi estinzioni sono quella del Triassico finale (201 milioni di anni fa, circa) e quella del Cretaceo finale (66 milioni di anni fa). A differenza di altri gruppi di animali, decisamente più abbondanti e diversificati, questi antenati dei coccodrilli sono riusciti a sopravvivere all’apocalisse. Il segreto è non essere particolarmente schizzinosi in termini di cibo. Ciò si traduce nella capacità di adattarsi a differenti ambienti.

“Molti gruppi vicini ai crocodylomorfi erano ecologicamente vari e dominanti, ma si sono estinti. Solo alcuni coccodrilli generalisti sono sopravvissuti”, ha spiegato Keegan Melstrom, autore principale dello studio.

Nel Tardo Triassico, i crocodilomorfi erano dei piccoli predatori carnivori. Molto spesso decisamente secondari rispetto ad altri rettili. In seguito alla grande estinzione, però, sono stati loro a sopravvivere, perché capaci di mangiare di tutto.

In seguito, nel periodo dei dinosauri, hanno subito un’evoluzione impressionante, per varietà di forme e abitudini alimentari:

  • erbivori;
  • terrestri;
  • predatori acquatici;
  • carnivori terrestri.

Una caratteristica straordinaria che ha poi iniziato a ridursi nel Cretaceo Superiore, fino alla meteora che ha spazzato via i dinosauri, lasciando in vita soltanto alcune specie acquatiche, dalle quali derivano i 26 coccodrilli attuali.

La dieta dei coccodrilli

Al fine di ricostruire l’ecologia alimentare dei crocodilomorfi, i ricercatori hanno studiato 99 specie estinte e 20 viventi. Il confronto con mammiferi e lucertole moderne ha poi portato a dedurre se un animale mangiasse carne, piante o altro, passando dallo studio di forme di denti e crani.

Un cranio con denti affilati indica una dieta carnivora. Mascelle simili a un mortaio, invece, suggeriscono un’alimentazione vegetale. La forma del cranio rivela inoltre anche il modo in cui l’animale masticava o afferrava le prede. Ciò fornisce indizi sulle sue abitudini alimentari.

Oggi, i coccodrilli viventi si comportano quasi tutti come predatori semi-acquatici opportunisti, che si nutrono di qualsiasi cosa trovino a portata di zanne:

  • rane;
  • insetti;
  • pesci;
  • piccoli mammiferi;
  • propri cuccioli.

Questa caratteristica potrebbe anche essere ciò che permetterà loro di sopravvivere alla sesta estinzione di massa attualmente in corso.