Spotify contro Apple: la nuova tassa è "estorsione"
Spotify accusa le nuove politiche di Apple sugli store di terze parti, definendole in controtendenza col Digital Markets Act. Cosa cambia per utenti e sviluppatori
Spotify si scaglia contro Apple e, con un post sul sito ufficiale, il colosso dello streaming musicale lancia accuse durissime contro l’azienda di Cupertino.
L’oggetto di queste dichiarazioni è la nuova politica di Apple sull’utilizzo degli store di terze parti per i suoi device, una scelta dettata dal Digital Markets Act (DMA) europeo, che entrerà in vigore da marzo, e avrà il compito di regolamentare il comportamento sul web delle grandi aziende che occupano una posizione dominante sul mercato digitale.
Secondo Spotify la risposta di Apple al DMA è “arrogante” e “completamente in controtendenza alle norme imposte dall’Europa” col colosso dello streaming che arriva a domandarsi anche se “la Commissione Europea porterà avanti il suo intento di ridimensionare l’abuso di potere di Apple“.
La scelta di Apple per rispettare il DMA
Le norme del DMA impongono ad Apple di aprire il proprio ecosistema agli store di terze parti, ma non di accettare indiscriminatamente tutte le alternative proposte.
Questa precisazione, ha portato il colosso di Cupertino a sviluppare una strategia d’azione che impone a questi nuovi negozi digitali di pubblicare esclusivamente applicazioni crittografate e firmate da Apple.
Oltre a questo, le somme di denaro necessarie per acquistare i vari software saranno tracciate direttamente da Apple tramite API, degli specifici pacchetti di codice da inserire all’interno di ogni applicazione, con il colosso di Cupertino che applicherà delle commissioni tra il 10 e il 17%.
In più per ogni download, gli sviluppatori dovranno pagare all’azienda di Cupertino una tassa di 50 centesimi, chiamata Core Technology Fee (CTF). Importante sottolineare che questa somma andrà pagata anche in caso di programmi gratuiti, cosa che di conseguenza potrebbe portare alla scomparsa delle soluzioni free oppure all’introduzione di pubblicità o di altri metodi per fare cassa.
La risposta di Spotify
Nel post sul blog di Spotify si legge che la tassa di 50 centesimi per il download delle varie app è “un’estorsione, chiara e semplice” e una “decisione immotivata” visto che Apple guadagna già dalle commessioni sui beni digitali acquistati.
Questa mossa, secondo il colosso dello streaming, danneggerà gli sviluppatori, le start-up e tutti coloro che offrono app gratuite. In realtà qui viene ipotizzato anche che Apple potrebbe benissimo aumentare la tassa a proprio piacimento, con costi ancora più insostenibili per gli sviluppatori.
Tra le altre critiche mosse da Spotify c’è quella per la commisione del 17% che devono pagare gli sviluppatori per pubblicare le proprie applicazioni sull’App store in caso offrano metodi di pagamento alternativi o inseriscano un collegamento al proprio sito Web.
Secondo Spotify, quindi, le scelte di Apple manterrebbero inalterata l’attuale situazione, peggiorandola in certi casi, e rendendo molto più complicata la vita degli sviluppatori di software.
La risposta del colosso di Cupertino non è ancora arrivata e tantomeno quella dell’Unione Europea ma, visto che l’entrata in vigore del DMA si avvicina potrebbero non mancare delle reazioni a queste dichiarazioni.