SCIENZA

Sulla Bibbia forse ci sbagliamo: la nuova scoperta sulla data di scrittura cambia le cose

La Bibbia è più antica di quanto pensassimo. Un nuovo studio effettuato sui Rotoli del Mar Morto lo chiarisce: ecco i risultati incredibili

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Un nuovo studio internazionale, che vede schierata in prima linea anche l’Università di Pisa, ha svelato delle datazioni a dir poco sorprendenti per quanto riguarda la Bibbia. L’intelligenza artificiale, insieme con la radiodatazione, ha gettato nuova luce sui testi antichi.

Quando è stata scritta la Bibbia

A metà Novecento sono stati scoperti i Rotoli del Mar Morto, in alcune grotte di Qumran. Sono di fatto considerati tra le più importanti testimonianze storiche e religiose del mondo antico. Di fatto si tratta di insieme di manoscritti giudaici.

Una ricerca internazionale, pubblicata su Plos One, sostiene che la loro storia potrebbe essere riscritta. L’analisi ha visto collaborare un team congiunto delle Università di Pisa, Groningen e Southern Denmark. I rotoli sono più antichi di quanto fino a oggi avessimo ipotizzato. Alcuni, come i frammenti del Libro di Daniele e dell’Ecclesiaste, risalirebbero addirittura al II e III secolo a.C., ovvero al periodo in cui si ritiene siano vissuti gli stessi autori dei testi.

Il progetto europeo ha un titolo decisamente interessate: Le mani che scrissero la Bibbia. Combina per la prima volta tecnologie di machine learning con tecniche avanzate di datazione al radiocarbonio. Tutto ciò ha consentito di affinare estremamente la cronologia dei manoscritti in possesso. Quella raggiunta oggi, dunque, è un’accuratezza che non ha precedenti.

Come cambia la datazione

Il cuore dell’innovazione ha un nome: Enoch. Si tratta di un modello predittivo, sviluppato dall’Università di Groningen. Alla sua base ha una rete neurale profonda, ovvero BiNet. Ciò che avviene è l’analisi di morfologia dei caratteri dei manoscritti e tracce d’inchiostro. Un processo che permette di ottenere una stima dell’età di un testo, con un margine di errore di appena ±30 anni.

Anche l’Università di Pisa ha giocato un ruolo chiave, tramite le professoresse Ilaria Degano e Maria Perla Colombini, così come il dottor Jacopo La Nasa. È stato infatti sviluppato un protocollo innovativo per la rimozione di contaminanti chimici dai frammenti.

Ecco le parole della professoressa Degano: “Lavorare su reperti unici e fragili richiede precisione assoluta. Abbiamo creato un metodo che elimina le sostanze residue senza alterare il campione, garantendo così la validità delle datazioni”.

Il metodo applicato ha consentito di chiarire che gli stili di scrittura asmoneo ed erodiano, considerati fino a questo punto di epoche distinte, convivevano già dal finire del II secolo a.C., il che offre nuove interpretazioni anche sulle dinamiche storiche e culturali del tempo.

Un nuovo standard

Questa scoperta tende la mano all’intero mondo scientifico. Sono stati creati dei nuovi standard internazionali per la datazione di testi antichi. Al rigore scientifico si mescolano infatti tecnologia e conservazione.

Per comprendere la grandezza di tutto ciò, è la prima volta che si è in grado di associare con alta probabilità un testo biblico al tempo in cui è stato scritto. Nessuna fortunata ipotesi ma affermazioni comprovate da prove tangibili.

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