SCIENZA

Nelle profondità del Lago Ontario si trova un tesoro di enorme valore

Relitti scoperti grazie all'impiego di un drone subacqueo: ecco perché ci sono dei veri tesori sommersi nel Lago Ontario

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Nel silenzio gelido delle acque del Lago Ontario, lontano dalla superficie, giace un patrimonio nascosto: tesori sommersi che raccontano una pagina dimenticata della storia nordamericana. Non si tratta di oro o gioielli, ma di relitti storici che dormono da oltre due secoli sui fondali del lago. Oggi, grazie alla tecnologia e alla passione degli scienziati, questi relitti sommersi nei Grandi Laghi stanno finalmente tornando alla luce.

Nel cuore della recente spedizione guidata dall’Agenzia per la Protezione Ambientale (EPA) e dalla NOAA, un drone subacqueo chiamato Rhody ha catturato immagini spettacolari dei fondali del santuario marino del Lago Ontario, un’area protetta che si estende tra New York e il confine canadese. Qui, oltre sessanta navi affondate si conservano in uno stato sorprendentemente integro grazie all’acqua dolce e fredda che rallenta il processo di degradazione.

Archeologia subacquea e tecnologia: la missione di Rhody

Rhody è un drone subacqueo per l’archeologia, un ROV (Remotely Operated Vehicle) dotato di telecamere ad alta definizione, capace di esplorare anche i punti più inaccessibili. Durante immersioni di 4-6 ore, il robot ha rivelato strutture ben conservate, tra cui timoni, cabine di pilotaggio, strumenti agricoli e persino ceramiche antiche rimaste integre per secoli.

L’obiettivo principale della spedizione non era cercare nuove navi, ma documentare con precisione quelle già segnalate in studi precedenti, come la Farmer’s Daughter (forse la più antica della zona), il rimorchiatore Philip Becker e il piroscafo Roberval, affondato nel 1916. Tuttavia, non sono mancate le sorprese: il sonar della Lake Guardian ha individuato un nuovo relitto commerciale risalente probabilmente all’inizio del XIX secolo.

Un museo sommerso tra le acque limpide dei Grandi Laghi

Gli esperti definiscono il Lago Ontario un “museo sommerso di livello mondiale“. Le sue acque fredde e chiare offrono una visibilità eccezionale, permettendo agli archeologi di studiare navi affondate nei Grandi Laghi come poche altre al mondo. A differenza degli oceani, dove la salsedine e il calore accelerano la decomposizione, qui la natura ha svolto il ruolo di conservatrice silenziosa.

Non a caso, l’interesse verso l’esplorazione dei fondali del Lago Ontario è in forte crescita. Le immagini raccolte da Rhody vengono condivise in tempo reale su piattaforme online, accendendo la curiosità di appassionati di storia, scienza e tecnologia. Secondo il curatore del Museo Marittimo di Oswego, «le navi sono così ben conservate che sembrano addormentate, non abbandonate».

Oswego e la riscoperta del suo passato

La cittadina di Oswego, un tempo hub per le rotte commerciali di legname, si sta riscoprendo destinazione deputata per il turismo subacqueo e storico. L’apertura del santuario marino del Lago Ontario ha dato nuovo impulso alla regione, attirando non solo studiosi, ma anche subacquei esperti e curiosi della storia sommersa.

Le autorità locali sperano di replicare il successo di luoghi come Thunder Bay o il Lago Champlain, già noti per il turismo subacqueo legato ai relitti. I relitti sommersi del Lago Ontario, oggi più accessibili grazie alle nuove tecnologie, potrebbero diventare una delle attrazioni principali per chi cerca esperienze culturali ed esplorative fuori dal comune.

Conservare il passato prima che svanisca

Sebbene le tecnologie abbiano aperto nuove frontiere per la ricerca, gli scienziati lanciano un monito: i cambiamenti climatici e l’aumento della temperatura delle acque mettono a rischio la conservazione di questi patrimoni sommersi. Le tempeste più intense e la crescita di organismi invasivi, come i mitili quagga, accelerano il deterioramento delle strutture in legno e acciaio.

Per questo motivo, i ricercatori insistono: ora è il momento di agire, di documentare e proteggere questi relitti dimenticati del Lago Ontario. Perché ogni nave sommersa non è solo un reperto: è una storia che riaffiora dalle profondità per raccontare chi eravamo, e forse, chi potremmo ancora diventare.

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