SCIENZA

Trovati due nuovi buchi neri "super affamati": ecco dove si trovano

Gli scienziati hanno individuato in una fusione di galassie due nuovi buchi neri di grandi dimensioni e soprattutto dall'appetito incredibile

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Fonte: 123RF

L’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array è riuscito ancora a fare la differenza per quel che riguarda le novità astronomiche. ALMA, questo l’acronimo del radiointerferometro che si trova nel deserto cileno di Atacama, ha individuato due buchi neri supermassicci dalle caratteristiche davvero interessanti. Che cosa è stato scoperto nello specifico?

Gli scienziati si sono imbattuti in corpi celesti dal campo gravitazionale intenso e che aumentano di dimensione nello stesso momento mentre si trovano al centro della loro galassia. Ecco perché gli esperti non hanno esitato a definirli “affamati”, senza dimenticare che sono tra i più vicini in assoluto se si guarda alle osservazioni su varie lunghezze d’onda.

Dove si trovano i buchi neri “affamati”

La ricerca scientifica su questi buchi neri è appena giunta al suo termine e le conclusioni sono state pubblicate all’interno della rivista specializzata “The Astrophysical Journal Letters”. Inoltre, vista la portata della novità, la scoperta è diventata di pubblico dominio grazie a una conferenza stampa in occasione del 241° incontro dell’AAS, la società astronomica americana. Lo studio è partito dalla Costellazione del Cancro, per la precisione a mezzo miliardo di anni luce dal nostro pianeta. I ricercatori si sono concentrati su una fusione di galassie nota come UGC4211. I ricevitori sofisticati e all’avanguardia dell’ALMA hanno permesso di notare un dettaglio curioso.

Volendo essere ancora più precisi, l’esame ha riguardato i nuclei attivi della fusione galattica: all’interno erano presenti i buchi neri “affamati”, i quali erano per l’appunto “impegnati” a inglobare tutti i prodotti di scarto della fusione stessa. La loro fame simultanea ha stupito non poco gli scienziati, anche perché si sta parlando di corpi celesti che si trovano a 750 anni di distanza l’uno dall’altro. In questa zona dell’universo, tra l’altro, i buchi neri sono inattivi, di conseguenza ci si è trovati di fronte a una eccezionale rarità. Gli autori della ricerca non hanno potuto far altro che esaltare le qualità dell’ALMA.

Buchi neri e onde gravitazionali

Lo strumento cileno è l’unico capace di osservare nel dettaglio il gas e la polvere che si stagliano nelle fusioni galattiche, con immagini dalla risoluzione incredibile e che danno l’impressione di essere a pochi passi dall’oggetto osservato. Nel caso in cui si dovessero trovare altri buchi neri dello stesso tipo (e soprattutto con lo stesso “appetito”), ci potrebbero essere dei risvolti più che positivi in futuro per quel che concerne le scoperte effettuate tramite le onde gravitazionali. La speranza è che ci siano altre coppie in costante crescita nelle galassie che fino a questo momento non sono state ancora intercettate.

Ogni singola lunghezza d’onda è in grado di rivelare una storia diversa e sempre affascinante sull’universo. Ecco perché si fa molto affidamento anche su altri strumenti tecnologici più celebri, come ad esempio il telescopio Hubble che ha già dato il meglio di sé con immagini nitide e ad altissima risoluzione delle regioni più interne dei nuclei. La combinazione dei vari dispositivi ottici rende ottimisti come non mai gli astronomi. Grazie a questa unione d’intenti, infatti, c’è la sensazione che non esista alcun limite a quello che si potrà apprendere in futuro in questo ambito.

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